breve
        discorso introduttivo alla mostra "in
        materiale"
        ho
        interpretato quale denominatore comune di questa esposizione la ricerca
        e la riflessione, attraverso il lavoro artistico e il linguaggio,
        sull'interazione soggettività/oggettività, rapporto uomo/natura (a cui
        l'uomo stesso e la società sono impliciti) o, più in generale,
        rapporto uomo con tutto ciò che lo circonda
        sovente
        la nostra tradizione culturale ha interpretato la soggettività, la
        percezione in sé e del mondo attraverso un idealismo e un'astrazione
        purista dove l' "a priori" era inteso in senso platonico e al
        cui confronto la realtà risultava come svilita
        da un
        altro lato il materialismo bruto, riflesso di un meccanicismo di
        tradizione positivista forniva rassicurazioni sulla conoscenza e
        prevedibilità del reale pagate però attraverso un restringimento e
        semplificazione del suo ambito di indagine e interpretazione
        in realtà
        queste due tendenze contrapposte pur proponendosi come rivelatrici di
        verità ultime o prime incontestabili erano strumentali alla necessità
        di trovare un principio ordinatore unitario, talvolta assoluto, che
        tutto comprendesse e spiegasse in assenza di conoscenze più
        approfondite che attenuassero la precarietà della vita sia dal punto di
        vista materiale che psicologico
        oggi
        il metodo scientifico, e più in generale il pensiero moderno, trae
        chiarificazioni e conoscenze inversamente proporzionali alla coscienza
        della complessità delle cose. questo avviene sia attraverso analisi
        approfondite quanto vaste (perché indirizzate nei più disparati
        campi) che attraverso sintesi e astrazioni che pur con diversi gradi
        di indipendenza, presuppongono ad un certo punto interazioni, verifiche
        e scelte legate ad un contesto o comunque alla realtà …mentre molte generalizzazioni, non più assolute,
        sono comunemente accettate in quanto riconosciute e sperimentate
        parzialmente
        eppure
        proprio il rifiuto di un principio ordinatore unico (escatologico
        quindi gerarchico) che ha interpretato con maggior coerenza e
        adesione la realtà (1), presupponendo un pensiero e comportamento più
        complesso e meno schematizzabile si presta oggi ad essere recuperato
        sotto forma di relativismo informale. dove cioè tutto sarebbe possibile
        e nulla determinabile: stato ideale per mantenere lo status quo e
        mimetizzarlo …quel che in altri tempi si sarebbe definito come "la
        notte in cui tutti gatti appaiono grigi" con conseguente appiattimento
        della percezione della realtà non corrispondente alle nostre esperienze
        reali nel quotidiano
        la
        relazione, la relatività delle cose al contrario non esclude (2) la
        presenza: il luogo "concreto" in cui qualcosa ad un certo
        punto accade, è accaduto, si determina; le sue qualità materiali nella
        dinamica del suo dispiegarsi, le potenzialità e i rischi effettivi che
        ciò comporta
        quanto
        detto tra l'altro resta comunque valido per quel piano del reale legato
        alla nostra esperienza comune e quotidiana (3). anche se siamo ormai
        consci che su altri piani la complessità di ciò che ci circonda non
        consentirà mai una percezione totale e "relativa" del tutto
        (4) e tanto meno la sua esperienza
        diretta. così come il disorientamento dato dal limite tra materia e
        "vuoto", finito/i-infinito/i o dal concetto che ci stiamo
        facendo di nulla in molti casi (micro-macrocosmo) rende inesperibile
        materialmente la determinazione esatta di un punto/luogo concreto mentre
        concettualmente non ne esaurisce la sua esatta comprensione
        
        in
        definitiva però l'incrociarsi e intersecarsi di questi piani su base
        materiale e percettiva emergono dalla loro indeterminazione imponendosi
        materialmente sul piano dell'esperienza concreta della nostra vita in
        modo inequivocabile anche se la loro corrispondenza non è "punto a
        punto"
        
        l'interazione
        tra l'essere umano e ciò che lo circonda necessita inoltre di una
        distinzione tra percezione del mondo, suoi strumenti e sistemi
        percettivi (/operativi), anche fisiologici, e oggettività
        di ciò che ci circonda. in questo ultimo caso cioè: oggetti, materia
        preesistenti all'uomo che continueranno con ogni probabilità ad
        esistere anche in sua assenza
         questa interazione si
        instaura proprio a partire da una mediazione e tensione tra oggettività
        delle cose, il nostro esserne compresi in quanto esseri materiali e
        biologici e la loro percezione. nella coscienza di doverci confrontare con la specificità
        dell'esistente da un lato e con la dinamica e dimensione delle
        stesse interazioni possibili
        quanto
        detto potrà apparire banale ma proprio con l'intenzione di correggere
        gli errori del passato, nella migliore delle ipotesi (5), oggi
        viene auspicato il massimo rispetto delle prerogative umane oscillando
        tra una più acuta sensibilità in questo (6) e ogni senso e una
        riduzione al minimo di antropomorfismo per quel che riguarda l'indagine
        scientifica (e non solo) … proprio per ottenere il massimo di
        obiettività e conoscenze che saranno poi anche utili all'umanità
        stessa
        
        queste
        oscillazioni non implicano per forza e sempre una svolta ma sono
        indispensabili all'esistenza in genere. sono inoltre normali dinamiche
        vissute da ogni individuo e società. in molti casi queste non superano
        neppure la soglia di coscienza per evidenziarsi nei momenti di crisi, di
        ricerca e di transizione attraverso la necessita' di continue o nuove
        sintonizzazioni, correzioni, contestualizzazioni.
        
        paola
        zorzi arte struktura milano 15 ottobre 2003
        
         
        discorso introduttivo
        all'inaugurazione ufficiale della mostra "in materiale" milano
        - arte struktura 15 ottobre 2003 in presenza del pubblico e di alcuni
        artisti partecipanti all'iniziativa stessa invitati poi ad intervenire
        p.s.
         le parti del discorso qui riportate sono fedeli in quanto tratte
        dal testo originale letto in pubblico tranne alcune modifiche non
        significative. altre parti sono state liberamente ampliate nel discorso
        orale e non sono riportate. mentre quanto risulta scritto in corsivo è
        stato accennato ma è precisato solo in questo testo
         
        
        
          - a scanso di equivoci il
            soggetto della frase è "il rifiuto di…"
             
           
- il rifiuto di dare
            un'interpretazione assoluta ad un avvenimento non esclude cioè il
            suo accadimento certo e incontrovertibile e una sua parziale o
            relativa comprensione
             
           
- il piano dimensionale della
            nostra esistenza ed esperienza "diretta "
             
           
- "del tutto" inteso
            come dell'esistente: di tutto ciò che esiste
-  
          - per migliore delle ipotesi si
            intende il pensiero contemporaneo più evoluto, o comunque
            contraddistinto da una certa onestà intellettuale, purtroppo
            sovente contraddetto da azioni e pensieri ben più arretrati
          
- cioè nei confronti dell'essere
            umano e della società
 
        espositori
        :
  
maurizio
arcangeli,  disponendo  più strutture monocrome nello spazio in cui il vuoto ha una
valenza attiva e libera, indaga, non senza ironia, l'analitica dicotomia tra
realtà e finzione.
paola bernasconi 
 affronta il
problema di una sintesi estetica risultato metodologicamente coerente di un
percorso che chiama in causa, in ultima istanza, anche l'individuo. Percezione
complessiva, distaccata che trascende la pura aritmetica compositiva e che si
misura semanticamente sia a livello individuale che collettivo e sociale.
"dall'archetipo al prototipo, dove la morfogenesi diventa poiesis,
programma operativo di analisi e sintesi. e la percezione del tutto, forma e
colore, gioca con l'occhio la scommessa di realtà di senso pragmaticamente
attribuite...." (p. bernasconi) 
con  rita ernest  
    
equilibrio,
ritmo, modularità sono liberamente trasgrediti, sottesi o utilizzati suscitando
paesaggi mentali che misurano con le esperienze della contemporaneità. (p.z.)  
le "opere" di
 magdalena fernandez
 sovente sono o possono essere contenuti in una piccola
scatola per poi dispiegarsi nello spazio quasi come per un "gioco di
prestigio" in cui strutturazione dello spazio, luce e spettatore sono i tre
elementi essenziali. "l'interazione opera-spettatore è l'aspetto
fondamentale del mio lavoro...altro soggetto importante è la luce; grazie ad
essa si minimizzano i riferimenti ambientali convertendo lo spazio in
protagonista." (m.fernandez)
 anto jerkovic 
 attiva la sua
attenzione sul "significato", in una interattiva potenzialità tra
sensibilità visiva, cromatica e universo semantico concettuale. l'osservatore
è sollecitato a riflettere e capire ciò che gli viene proposto "come
categorie spirituali che esistono nell'unione delle loro caratteristiche visuali
e mentali...." (a. jerkovic) 
 josef linschinger 
 sceglie il
titolo "ingranaggi" per molte delle sue opere...il risultato non è
per forza una fine, può essere considerato comunque come qualcosa di
provvisorio e aperto, come l'inizio di una nuova serie con altre possibilità di
modificazione...(h.gappmayr) 
antonio manfredi 
 invece,
allentando al massimo la tensione dialettica tra spazio e sua percezione porta
l'astrazione alle estreme conseguenze affermando che in realtà niente è
definito o definibile in assoluto, così come le sue "cromostrutture non
sono regolate da un ordine ma da più ordini" (a.manfredi) 
 vincenzo pellita 
 con disegni
ricavati dal pieno/vuoto realizza la serie "concetti cronotopici" dove
indaga il problema spazio-tempo sia nella sua disposizione sulla superficie che
nel suo risvolto energetico. 
per  jelena peric  
colore,
tensione, relazione, spazio si attivano in un "inversamente
proporzionale" dato dall'interazione tra meterialità dell'oggetto e
"immaterialità" (o apparente immaterialità) di spazio/tempo nella
consequenzialità dell'azione.  
"...nel tentativo di
segnalare "la presenza", il passato e il futuro, il prima e il poi,
l'inizio e la fine s riducono a una stessa cosa. La presenza è il momento che
interrompe il caos e indica che "qualcosa" esiste prima di qualsiasi
sua attribuzione di significato...(j.peric)
in  joel stein  
la lucida scelta
compositiva non dà spazio a frantiendimenti misurandosi tra contestualizzazione
cromatica e la sua astrazione, pensiero che estende alla realtà in ci viviamo.  
"...ci appariva che la
nozione di opera-pubblico iniziasse a modificarsi nettamente, ma le strutture
tradizionali sono più forti che mai e l'artista privilegiato e sovrastimato
contro il quale noi lottiamo siano noi stessi!..." (gra. 1968)
con  giovanna
strada   già dalla
serie di lavori risalente agli anni 90, la configurazione (con riferimenti
gestaltici), non conclusa, stimola una ricomposizione mentale dell'immagine a
cui l'opera riserva appositamente uno spazio "vuoto": le ultime opere
ad aprirsi al flusso della realtà circostante si risolvono tra continuum e
discontiuità  con rifeimenti al mondo della musica. la figura latente
assume caratteristiche di superficie emergente o di profondità diafanica. l'osservatore diviene egli stessi creatore di forme inesistenti.
uno
"spazio reale frammentario" da luogo ad uno "spazio immateriale
unitario..."(g.strada)  
 stevan
tesic  e
 milena
veljkovic 
 attraverso materiali trasparenti: vetro/luce, strutturano elementi
individuando il "punctum" il margine ristretto oltre il quale tutto
entra in crisi ed entro il quale si attiva un equilibrio. metafora della
condizione umana che necessita di un complesso equilibrio per elevarsi dalla
condizione di materia brutta, oppressa dal proprio e altrui peso: "reificata".
/"...una sola posizione geometrica è necessaria allo statico ed effimero
esistere dell'equilirio dei vetri/come/invito all'ideale-stato d'animo per
essere vissuti..." (m.veljkovic) 
 paola
zorzi 
 da tempo si
interessa al problema di materia/lità/immaterialità di cose, relazioni e loro
percezione. "costellazioni compositive in cui focus, materia, disposizione
nello spazio condizionano e determinano potenzialità. la coincidenza tra ambito
fisico, sociale, politico oltre che ricercata è già realtà dis/spiegata di
fronte a noi..." (p.z.)