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CALENDARIO MOSTRE 2004

RAS agenzia bologna lame

"silenzio ed energia" di kim kyoung ok

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"venendo da una cultura orientale, dove il riso bianco è alla base della nostra alimentazione,  si crea un legame fondamentale con il riso: il riso per me è energia.
in ogni oggetto c'è energia anche se non visibile all'occhio umano.
io voglio rendere visibile questa energia, ma non solo, voglio anche farla percepire, sentire ."
kim kyoung ok (scultrice)- milano 2003


(.)
kim, era passata  nel pomeriggio dall'associazione culturale a cui collaboravo a milano e che si occupa di arte contemporanea. più tardi in un piccolo bar del quartiere garibaldi ci siamo ritrovate.  a ricordare anche solo con un cenno come ci eravamo sorprese a condividere l'idea e il piacere a-tecnologico della scrittura a mano (.).
abbiamo quindi parlato della sua ultima mostra di cui avevo recentemente
ricevuto l'invito e dove erano stati ulteriormente sviluppati alcuni temi che
avevo già visto anticipati in una sua precedente documentazione fotografica.
il riso, l'energia sprigionata da questo alimento era sempre il motivo
dominante. in sottofondo l'esperienza umana e personale del trasferimento in
italia dalla corea, le difficoltà ma anche la relazione, il confronto tra due realtà  diverse.
le ultime sculture realizzate in pietra approfondivano e ampliavano il
tema della frattura. crepe che, a seconda del materiale, rivelavano particolari texture interne e in cui il riso sembrava a volte contenuto, a volte fuoriuscire. quasi un'eccezione a  superfici desertiche e pietrificate "d'altra parte" impenetrabili. contrasti di colore e densità-del-materiale da far apparire la superficie di alcune pietre quasi inscalfibile .
come la realtà (avrebbe forse detto grillet).
altri lavori,  evidenziavano i risultati della sua ricerca in campo fotografico. composizioni in cui l'ingrandimento dei chicchi di riso, ritagliati e applicati al corpo umano, viene a sua volta fotografato in una inedita manipolazione e stratificazione foto grafica.
(.)
in sottofondo si delinea la consapevolezza di un valore e di una contemporaneità espressi ormai diversamente che nel passato ma  uniti dalla necessità di trattenere il germe che da sempre ha permesso la nostra sopravvivenza . che a tratti sembra confondersi nella complessità dell'esistente, percorrere anche il cibo pur trascendendolo per "ribaltarsi" infine ("?!") in energia e vita.
il lavoro di kim in questo senso rinnova i motivi che furono già dell'avanguardia polacca ma con sviluppi originali.  concentrando l'attenzione del suo intervento sulla dinamica comunicativa dei momenti sollecitati dal presente.
l'anonimato dell'odierna retorica della produzione in serie, non meno presente nella natura, anche se con gradi di indefinizione diversi e variabili, e ancor più nella seconda natura, oggi pilotata biochimicamente e tecnologicamente, come scrive kim, è senz'altro "un'altra cosa" rispetto al passato.
altra cosa ancora la variazione che da sempre transita nello spazio di un'eccezione perché tutto scorre e, in proporzioni e tempi differenti, tutto è in movimento. altra cosa rispetto al lavoro, alla realtà e ai valori di un passato che non si vorrebbe disperso completamente. mentre d'altra parte resta intatta la necessità di un'esperienza rinnovabile ad ogni generazione che talvolta sembra quasi negata o correre il rischio di esaurirsi. la necessità cioè di ripercorrere almeno paradigmaticamente esperienze in cui le facoltà umane non siano semplicemente subordinate al conformismo dell'obbedienza o di un'abitudine a cui sia stato sottratto il senso.
in un suo scritto kim  facendo riferimento ad un recupero di valori che
le società con interessi contraddittori certamente sollecitano, ricorda come per il nonno, coltivatore di riso in corea, fosse impensabile sprecare anche un solo chicco di riso.
in seguito mi sono trovata a  riflettere proprio su questo... se infatti da un lato (quando non assolutizzato) rispetto e comprendo la funzione transitiva di questa riflessione, dall'altro  sento che c'è qualcosa di irrisolto. (.)
ma forse è proprio questo il punto: il contesto in cui un fatto  si colloca.  perché quando l'attività umana percorre una via sentita come la più semplice e sensata  questa sovente  viene squalificata. e in una società in transizione verso una sua reale emancipazione,  tante sono ancora le controtendenze mentre dietro paraventi di modernità, il condizionamento di un passato acritico a cui la maggior parte delle persone era assoggettata non è ancora del tutto superato. riaffiora a tratti con le sue pretese moralistiche inappellabili e il potere dei suoi strumenti sempre più sofisticati.(.)


talvolta però da una frattura su una superficie  apparentemente omogenea della realtà  si evidenzia l'energia sottesa ad un possibile cambiamento. ancora la società si trova costretta ad affrontare stretti percorsi per  poter accedere a nuovi spazi e conoscenze. e forse, anche se in proporzioni ridotte rispetto al presente, questo sarà sempre necessario anche nella migliore delle società pensabili perché fa parte dello stato delle cose.
 
peter handke in un suo libro sottolinea la differenza tra miseria e povertà. la  condizione di povertà infatti
 non implica necessariamente la miseria  mentre quest'ultima è trasversale a classi e condizioni economiche. proprio a questo concetto di povertà, che in ogni caso non vuole essere la sua ingenua mistificazione, ho sempre associato l'idea di un'attività sot/tesa al suo superamento (della povertà). una condizione cioè che non vuole essere accettata passivamente pur nella coscienza dei fallimenti che determinate condizioni estreme sollecitano.
è sottointeso infatti che l'arretratezza economica e culturale aumenti le probabilità di uno slittamento della società verso la miseria.   e però, la società contemporanea con le sue conoscenze ha maggiori potenzialità di transitare dalla povertà a una migliore condizione senza dover per forza passare attraverso questa (la miseria) e le sue innumerevoli umiliazioni.  una possibilità appunto (e ancora!) energetica perché tesa tra l'esterno e alcune tra le facoltà umane più profonde che non potranno mai essere soffocate.


tratto da "il riso"
paola zorzi - biella pralungo agosto 2004
prog a.r.


la mostra rimarrà aperta per due mesi presso la sede  di: RAS  agenzia bologna lame  via cipriani 5
40131 bologna - spazio srl arte -

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