PAOLA ZORZI presenta

presso il "BAR SACCHI" di Torino

1° maggio a torino  - mini-mostra fotografica di paola zorzi

"WELCOME TORINO 2006"

TITOLI DELLE FOTO IN ORDINE DI APPARIZIONE: may day - torino: 1) gruppo di "massa critica"
2) "il grattacielo" tra no tav e videosorveglianza - 3) il mercato a riposo: mercato di porta palazzo -
4) 1 maggio - manifestazione (gente in piazza) - 5) 1 maggio 2006: gente in via po
6) il mercato a riposo: mercato di porta palazzo

un po' per uno non fa male a nessuno...

WELCOME TORINO 2006

così il clima olimpionico ad un certo punto  ha  contagiato una  città intera.  mettendo in secondo piano   il periodo tetro e depresso di questi anni di smantellamenti e precarietà diffusa.  non di raro tradotti in stress e che torino ha  cercato di arginare con molteplici iniziative  artistiche, urbanistiche pur non riuscendo  a rimarginare del tutto una ferita che resta ancora  aperta e  che, oltre che  della città, è di un periodo storico.

la sensazione di un inganno  dopo più di un secolo di lavoro duro che aveva condizionato una città nei suoi ritmi e stili di vita. che aveva visto difficoltà e  integrazioni difficili vissute e pretese come normalità.  che aveva assistito senza alternative al sorgere per chi produceva  ricchezza di quartieri dormitori … pagati per giunta a caro prezzo.

oggi che pare quasi aleggiare uno "scordiamoci il passato", la vita sembra continuare in modo differente e la città si riscopre europea, incoraggiata, anche grazie all'amministrazione di sinistra, ad una nuova partecipazione, coinvolta in progetti urbanistici e rivolta verso nuove forme di lavoro, accoglienza, democrazia …

tutto bene dunque, sarebbe assurdo fossilizzarsi sul passato

 /ma

è del tutto passato?

ed è possibile andare veramente avanti senza in qualche modo fare i conti col passato?

una domanda questa mentre  qualcuno forse non riesce ancora a conciliare  l'opportunismo moralistico di un passato ancora troppo prossimo, le ingiuste accuse e inadeguatezze (che sono) prodotto storico piuttosto che colpa individuale  con  l'odierna disponibilità, comprensione e offerta.  resta un dubbio, un nodo, un discorso sospeso…  dopo tante difficoltà e ingiustizie troppo spesso vissute in solitudine.

sotto questo  punto di vista forse   meglio si comprenderebbero  anche le proteste delle popolazioni della val di susa scandalizzate per le ingenti somme destinate ad un passante ferroviario mentre la sensazione è  che tutto  sia sempre   passato sopra la loro testa, sopra la loro vita.    questo mentre nuove generazioni sperimentano entusiasmi, delusioni, nuove speranze e nuove precarietà.  perché entrare nei luoghi di lavoro oggi significa anche e ancora  affrontare problemi irrisolti. significa affrontare con maggiori strumenti culturali una mentalità che vorrebbe trasferiti altrove inalterate gerarchie e umiliazioni.   che in loco ha lasciato in eredità una consuetudine allo sfruttamento che vede nella precarietà il terreno fecondo alla continuità di un pensiero autoritario non ancora superato. 

parallelamente  la città  in un periodo così difficile ha saputo comunque  reinterpretarsi mostrandosi più accogliente, moderna e  aperta a una maggiore  forma di socialità collettiva, eredità di esperienze comuni tra i lavoratori in una città dalla lunga  tradizione industriale.   oggettivamente riscontrabile  anche tra le pieghe dei lavori in corso e i disagi che questi hanno comportato per la popolazione.

infine, le olimpiadi  sono state accolte con grande eccitazione ed entusiasmo.  torino ad un tratto era al centro dell'attenzione tanto da  stupire per prima se stessa.   l'arrivo di turisti, il messaggio di pace che da sempre sottende questi giochi evidentemente  corrispondevano al bisogno di imprimere una svolta a questo periodo contraddistinto da guerre, minacce terroristiche e problemi di ogni genere.

una città così austera e generosa troppo sovente marginalizzata ad un tratto sentiva la presenza di un'organizzazione e coordinamento che  sembrava colmare i baratri che sempre più contraddistinguono le odierne metropoli postindustriali.

ma le contraddizioni non si esauriscono in un evento, valide ovunque oltre che in questa città si evidenziano nei finanziamenti  troppo sovente  accordati in occasioni sportive che nascondono un condizionamento mediatico preoccupante; nei  progetti necessari da tempo e in queste occasioni a malapena adattati, sovrapposti  e sottratti furtivamente ad un possibile e fuggente consumismo. così stupiscono persino positivamente quegli sportelli di informazione in punti cruciali della città,  in altri paesi normalità da decenni ( ma oggi, anche lì sempre più sostituite da presenza militare) e qui fatto del tutto eccezionale in vista delle olimpiadi.    mentre ancora echeggiano tra i binari le proteste  di pendolari costretti a continui disagi e ci si vergogna quasi per gli stranieri  nel condividere quegli stessi vagoni un po' trasandati per molti da tempo ordinaria quotidianità .  la grande kermesse mediatica sostenuta dagli stessi sponsor che in questi decenni hanno contribuito ad evidenziare le contraddizioni di un mondo in cui il mercato sembra essere l'ingranaggio sovrastante si rivelano a tratti quasi datati.   molto meno una città che ha saputo coniugare la bellezza delle sue piazze, del suo centro storico e del suo paesaggio naturale con la modernità delle installazioni, delle opere d'arte contemporanee, delle nuove realizzazioni architettoniche e di arredo urbano … e che finalmente ha potuto inaugurare un tratto metropolitano.

…invece  una presentazione dei giochi, trasmessa in tutto il mondo!, a insistere su di un futurismo quale vanto nazionale non ancora archiviato … forse oggetto di una qualche mediazione obbligata? … almeno si spera!     quella democrazia chissà perché   così  volentieri invocata e che trova troppo sovente canali preferenziali e porte aperte quando rivolta ad accreditare  esperienze culturali conservatrici e di destra …

che fa pensare …  fortunatamente  il riferimento al futurismo italiano era solo una parte del programma. 

ma se nel fotografare  una città ad un tratto internazionale non era possibile non essere contagiati  dal fervore del momento, nello stampare le fotografie mi sono stupita a scoprire un filo di tristezza chissà come inconsciamente rimasta impressa nella pellicola …  forse  segno di questi  tempi carichi di potenzialità però mai date per scontate.

 

p.z.    aprile 2006    

www.bauform.it / link ph7 - e mail paola_zorzi@libero.it

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