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"cronaca da una valle: la val di susa"
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"cronaca da una valle: la val di susa"

cronaca da una valle: la val di susa

devo ammettere che è difficile prendere posizione contro un progetto ferroviario e potrebbe anche darsi che questo non  sia né il momento né l'occasione giusta per farlo.   ma non è certo difficile capire perché questo avvenga.
si tratta evidentemente di dar voce ad una sensazione:  quella che, di fatto,  ha visto per decenni la gente comune relegata all'ultimo posto negli interessi di politici e imprenditori ("salvo quando  trasformati in elettori o "consumatori" indirizzati e a quel punto  addirittura viziati" frase-agggettivo.
mentre l'urgenza di dover recuperare in fretta e furia ritardi rispetto ad altri paesi europei sembra non possa far a meno di passare sopra la testa di tante persone.
prima di tutto gli abitanti della valle, i lavoratori e  i pendolari che con il loro lavoro  sostengono concretamente il paese, da sempre gli ultimi ad essere presi in considerazione.
prima di tutto (invece) l'alta velocità, i treni di lusso su cui non saliranno che raramente quindi quelle stesse merci provenienti dai luoghi in cui è stata spostata molta parte della produzione perché la manodopera è a minor costo.
per quanto riguarda poi le tante preoccupazioni sulla salute e sull'ambiente  sono d'accordo, a volte si esagera.    lo sanno bene quei "cittadini" (abitanti delle città) costretti a respirare  smog e a vivere  in ambienti non proprio entusiasmanti per 12 mesi l'anno: il progresso ha un prezzo.
ma … dopo marghera e le tante morti bianche di cui è cosparsa la storia industriale del nostro bel paese non si fa fatica a capire perché altri cittadini, oltre ad alzare la testa, mettano avanti le mani.
ma, visti i precedenti, certamente nessuno  ha intenzione di attentare ai fragili equilibri politici oggi esistenti … e personalmente continua a risultarmi difficile prendere posizione contro un progetto ferroviario, in teoria e in un altro contesto, l'ultima delle cose da criticare in quanto è risaputo che  se un giorno il treno sostituisse l'aereo e altri tipi di trasporto, anche in vista di possibili crisi energetiche, non potrebbe che significare minor consumo,  inquinamento e profitti pubblici.
ma è anche vero che  questo non può avvenire con i manganelli e la bocca chiusa.
l'italia poi  non è certo la steppa,  costellata com'è di bellissime città e d'arte a distanza talmente ravvicinata da non superare a volte i 30/50 km l'una dall'altra.
per di più forse l'alta velocità sarebbe "più una bella cosa" se il numero imprecisato di pendolari, studenti e lavoratori che in questi anni hanno affollato i treni locali non fossero stati  costretti a costituirsi in  comitati per essere ascoltati … e qualcosa è stato fatto. 
… e (sarebbe  "ancor più una bella cosa")     se non si fossero ventilati tagli ai cosiddetti rami secchi delle ferrovie, anche questi costantemente affollati di studenti e lavoratori sempre più itineranti,  persino di questi tempi con  la pianura padana risparmiata   dalle sue leggendarie e micidiali  nebbie stagionali. 
mentre di ben altri rami secchi la storia, che insegna sempre qualcosa, da tempo ci istruisce.
ma mentre dar contro ad un progetto ferroviario continua a risultare  difficile sembra che in italia (e non solo!) i profitti del secolo scorso si siano volatilizzati e che non ci siano capitali (e progetti) che per  grandi opere.  dove, per inciso, sarei curiosa di sapere, a parte la qualità del lavoro, quante donne risulterebbero impiegate in queste  conservatrici macchine "da costruzione" … ma questo è un altro discorso.
certo c'è sempre  molto da recuperare e ci dicono che tutto si sta facendo nel nostro interesse e magari anche in buona fede.  ma così  come, sempre in buona fede, capita di avere opinioni del tutto  differenti su molti argomenti accade anche che  i problemi di chi non ha grandi mezzi talvolta non siano neppure visti e presi in considerazione.

paola zorzi  - biella pralungo 29 ottobre 2006

 

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