sono arrivata a
NY da tre giorni e già ho molto da scrivere e raccontare,
un po' vivo e un po' scrivo. Sono riuscita a copiare finalmente
oggi gli
scritti fatti durante il viaggio sul quadernino. Fortunatamente
Nora prima
di partire è riuscita a dissuadermi di portare il mio computer,
e con fatica
le ho dato retta (e poi sono stata contenta, con tutti gli
spostamenti, la
sabbia, e mai comunque connessioni senza fili dove potessi usare
il mio laptop).
per cui ho scritto sul mio quadernino. Ho fatto anche delle
foto. Per qusto
diario ci sono delle immagini, non video, è un diario di parole
e di immagini.
ne riceverete anche in seguito ( compresa la foto del mio arrivo
a febbraio
a NY, l'inizio della performance....)
grazie a tutti delle mail che ricevo, e scusate se non rispondo
a tutti,
ma non riesco a starci dietro, è già tanto il diario...ma
rispondo a tutti
nel mio cuore, e continuate a scrivermi, che mi fa bene! baci
liu
9. Messico - Cuba - Messico
E? di una bellezza e di una gioia incredibile essere qui ora.
Isla das Mujeres,
Messico, vicino a Cancun, spiaggia, mar dei carabi, 26 marzo.
Come matematicamente ormai so, appena arrivata qui ho cominciato
a risorgere,
a sentirmi riempire a poco a poco, quasi fossi un materasso
sgonfio di gomma
che viene gonfiato e che si rialza a vista d?occhio, e
rapidamente riprende
la sua forma e la sua consistenza.
L?aria pulita, la luce del sole, il blu del cielo, il profumo
del mare, i
colori strepitosi davanti agli occhi, il rumore delle onde dell?oceano,
il
contatto del corpo con la sabbia, i raggi del sole dentro le
fibre?sono un?immediata
e sinestetica cura per il mio essere. Immediata. Attraverso i 5
sensi stimolati
dalla natura arrivo immediatamente allo spirito, al centro, alla
felicità
e alla pace. E? sempre così. E basta pochissimo.
L?altra sera arrivo da New York all?ostello dell?isola ( volo NY
? Cancun,
poi autobus aeroporto Cancun-centro, poi autobus centro-porto,
poi barca
cancun- isola, poi risciò isola- ostello?) con una faccia da
cadavere, distrutta
dal viaggio, dalla sveglia all?alba e dagli stress passati.
Subito la sera
dopo ero bella, già abbronzata, rilassata e sorridente. Parlo
con un po?
di viaggiatori che incontro nell?ostello, ma per lo più ho
bisogno di silenzio,
natura, ricarica, sonno.
E? indescrivibile la gioia che provo all?essere viva quando sto
in contatto
col bello e con la natura. Ormai lo so. Ed è per questo che
anche in Italia,
seppur con le sue difficoltà, alterno la mia vita tra Milano e
Rimini, dove
la natura non è strepitosa, ma solo respirarne l?aria e vedere
il mare mi
fa sentire contenta (e lavorare meglio ai miei video), e da
Milano ho un
bisogno fisico di fuggire regolarmente. E così è stato da New
York. Ma basta
poco: è come mettere la benzina nel motore, e poi posso
ritornare dopo poco
contenta e motivata. Ma senza carburante sono un rottame.
Grazie per questo rumore che mi culla le orecchie di onde sulla
riva. Grazie
della brezza che mi profuma le narici di sale. Grazie dei colori
blu smeraldo
che si infilano nei miei abissi ( ricordo il Baudelaire che amo:
Homme libre,
toujours tu chériras la mer! La mer est ton miroir, tu
contemples ton âme
dans le déroulement infini de sa lame ?). Grazie per la felicità
minimale
che mi scivola nel cuore.
Oggi ho comprato un aereo per cuba per domani. Vado all?inaugurazione
della
Biennale dell?Habana. Mi aspetta Mario. Anche in vacanza mi
mescolo con l?arte.
Mi chiedo se non ne sono un po? drogata.. ma mi sembra
interessante unire
l?utile e il dilettevole? E Cuba è solo a un?ora di aereo (da
Cancun però)
Sono tornata in Messico dopo 4 giorni a La Habana. Dall?aereoporto
di Cancun
sono scesa a sud verso Tulum, dove sapevo che c?era un posto
poco turistico
e selvaggio con capanne sul mare e un sito archeologico Maya. E?
venerdì
sera. Mi aspetta un week-end di natura totale, e poi lunedì
riparto per NY.
A Cuba sono stati 4 giorni intensi, belli, interessanti e
logisticamente
non sempre facili.
L?incontro con Mario è stato bello, e lo stare con lui in questi
giorni ancora
più bello. Abbiamo avuto una affinità facile nello stare sempre
insieme,
avendo più o meno gli stessi tempi, scherzando e ridendo molto,
facendoci
molte coccole e facendo benissimo l?amore. Chissà perché quando
sono all?estero
le relazioni accadono con più facilità e con più piacere. Ma su
questo rifletterò
meglio in seguito?
La Biennale è stata interessante, ho bisogno ancora di
rifletterci su, ma
il fatto di essere a La Havana, con le sue caratteristiche
uniche e inusuali
la rendeva ancor più interessante di un normale evento
artistico. Molto da
riflettere. Ancora non ho opinioni ben definite. Più che per la
qualità artistica
dei lavori (peraltro tantissimi, con eventi sparsi in tutta la
città) ciò
che più mi colpiva era la prospettiva curatoriale con un non so
che di insolito
delle scelte (che andavano da artisti conosciuti e molto noti, a
lavori estremamente
interessanti di artisti vari, ad altri lavori banalissimi da
scuola o naive,
ad altri solo pura documentazione e cronaca), l?entusiasmo delle
persone,
la disorganizzazione che diventava disarmante per la lentezza,
ricambiata
però dall?allegria delle persone che ci lavoravano. Tutto
comunque con molti
stimoli di riflessione. Ridicolo e incredibile, mi dicevo, sto
vivendo i
due estremi, Cuba e New York, e compararli è uno stimolo
profondissimo.
Sto scrivendo nella capanna di Tulum con le candele. Non vedo
quasi nulla.
Entra tutta la sabbia dai tronchi della capanna, e tutta la
valigia è insabbiata.
E il mare fischia e ruggisce con soavità e possenza.
Viaggiare per me è sempre una grande scuola, perché vivi in
esperienze condensate
la metafora della vita. E impari a trasferire il viaggio nel
quotidiano,
dove la vita è un grande viaggio e un grande cammino, una grande
avventura:
come il viaggio, solo coi tempi più lunghi.
Amo imparare dall?ossigeno che respiro nei viaggi in avventura
libera, impari
la sorpresa, lo stupore, la scelta continua (i bivi sono
infiniti ad ogni
ora e sempre necessari), l?incognita, la fatica, l?accoglimento
dell?altro,
il fondersi col diverso, l?accettare il diverso vedendone le
profonde identità
con te. Una grande scuola anche di tolleranza e rispetto. E
fiducia. E domande.
E stupori. E pensieri.
Aeroporto di Cancun 3 aprile, lunedì. Sono appena salita sull?aereo.
E? la
prima volta che scrivo in aereo. Questa mattina ero sveglia all?alba.
Qui
a Tulum mi sono sempre svegliata, da sola, al sorgere del sole.
Sarà perché
dormivo in questi bungalow attaccati anzi sulla spiaggia, e
sentivo l?arrivo
dell?alba sul mare. Alle 6. E? strano per una come me col
bioritmo sonnolento
di mattina. Ma qui il bioritmo era in sincronia con quello della
natura.
Alle 6 di sera calava il sole e dopo un po? di cibo e qualche
chiacchiera
o un drink ti veniva voglia di dormire.
Questa mattina ho fatto 2 ore di alba e di mare prima di
avviarmi verso il
bus per cancun e poi per l?aereoporto. Ho fatto il pieno di
natura e di energia
in questi ultimi giorni, e spero di avere il vento in poppa per
il prossimo
periodo newyorkese. E? strano. Qui in aeroporto ero inquieta,
spaventata
di tornare a NY, forse sentendomi piccola e fragile per
reintrodurmi in quella
grande città. E? strana questa ansia che mi ha preso, è uguale a
quella che
avevo dall?Italia ogni volta che sono andata a NY. E mi domando:
perché quando
sono altrove solo nominare NY mi spaventa? Ora sono qui sull?aereo
e mi sembra
incredibile passare dalla spiaggia a piedi nudi e le infinite
stelle ( ieri
ne ho vista una cadere?) all?arrivo a NY coi suoi grattacieli e
la vita sempre
brulicante in ogni momento. Oggi sulle due ore di bus per cancun
riflettevo
sulla storia, sulla civiltà Maya scomparsa e fagocitata dagli
invasori spagnoli
nel 500, sulla nostra storia europocentrica che studiamo a
scuola (la ?scoperta?
dell?America?ma a noi era sconosciuta, lì gli uomini esistevano,
soffrivano,
amavano, costruivano, lavoravano?così come sempre..)
Qui in Messico si vede una omogeneità di razza e di tratti
somatici che non
ho mai visto in Centro-Sud America. Tutti, almeno nello Yucatan,
con viso
indio e/o con i tipici tratti del volto messicani come li
conosciamo. In
Brasile, anche in Cuba, la mescolanza è molto più varia, dai
discendenti
degli africani (portati a fiotte dai conquistatori europei come
schiavi)
a quelli bianchi e nordici, attraverso tutte le mescolanze
intermedie possibili
( in Brasile soprattutto, a Cuba abbastanza.)
Ieri pensavo che con una natura così possente e potente non
riuscivo a pensare.
Il fatto di sentirsi immersi in una sinestesia così forte ti fa
abbandonare
ogni velleità e ogni pensiero e ti concentri solo sui sensi e su
ciò che
senti, andando spesso direttamente al cuore o all?anima senza
vie intermedie.
Ecco siamo decollati, ora siamo in quota. Uffa, ho sempre una
gran paura
quando sono sull?aereo e sto per spiccare il volo, e mi dico: ma
chi te lo
fa fare di essere seduta qui? Non potevi startene a casa? La
sensazione peggiore
l?ho avuta quando ho preso l?aereo per Cuba da Cancun: l?aereo
arriva con
un?ora e mezza di ritardo, i terminali non segnavano nemmeno il
volo, comincio
ad agitarmi?poi ci fanno salire a piedi sull?aereo, passando da
una porta
laterale. Aereo russo vecchio e scassato. Compagnia cubana.
Prezzo pure caro
(300 dollari con visto per un?ora di volo). Ma perché mai ho
preso sto biglietto?
Non potevo starmene i miei 9 giorni tranquilla in Messico? E mi
maledicevo,
morendo di paura dentro l?aereo vecchio e scassato con 1 ora e
mezza di ritardo.
Ogni volta è così: la mia sete, il mio bisogno di muovermi mi
spinge, poi
quando si avvicina il momento del volo me la faccio sotto e mi
dò dell?imbecille.
Be?, ora sto volando sul mar dei carabi, blu turchese e ciuffi
di nuvolette
bianche. Vista da qua la terra ( ora il mare) si intuisce che è
sferica.
La vedo curvare all?orizzonte?( mi sento il viso bollente da
tutto il sole
che ho preso).
Poi però quando l?aereo scende mi rassereno, e ridivento
contenta di essere
partita.
Ora sto sorvolando una zona americana che sembra tutta palude.
Stiamo atterrando
a Fort Lauderdale, o qualcosa del genere. Non ho la più pallida
idea di dove
sia, non ho fatto in tempo a guardare una mappa. Dovrò aspettare
lì due ore
l?aereo per NY.
Ora sono sul secondo aereo, quello per NY. All?aereoporto tutti
mangiavano,
ovunque. Gli americani mangiano sempre, portandosi in giro il
cibo ovunque
in cartoni di plastica o polistirolo. Ho fatto delle foto buffe.
Ora ci stanno
dicendo che non si partirà prima di 40 minuti, causa tempesta su
NY?help!
( bentornata in inverno!? io sono qua senza calze, faccia che
scotta e vestito
leggero?)
Tornando da Cuba a Cancun altro fatto strano: stavolta partiamo
abbastanza
in orario, ma quando stiamo per arrivare a Cancun l?aereo
comincia a girare
in tondo su sé stesso per una mezzora, e ci dicono che c?è molto
traffico
all?aereoporto, che è normale, siamo in coda per aspettare l?ok
per atterrare?L?equipaggio
tutto sorridente mi dice di non preoccuparmi, capita spesso,
altri aerei
hanno la priorità?io non credo ai miei occhi e nervosissima
guardo dal finestrino
l?aereo che gira in tondo sul mare e su sé stesso. Non vedo
l?ora di scendere
da questo catorcio ( uguale se non peggio di quello dell?andata).
Poi una
ragazza messicana mi dice che c?è Bush a Cancun che sta partendo
dall?aereoporto?ed
ecco perché il nostro aereo non può atterrare: compagnia cubana,
volo proveniente
da La Habana?più interdetto di così!
E ancora mi dico: uffa, perché ho deciso di volare? Ma a Cuba
sono stata
molto bene.
Arrivata a Cancun da NY mi ero informata sugli aerei per La
Habana (dagli
stati uniti non si può volare né prenotare un volo per Cuba) e
avevo deciso
di fare questa pazzia per tre motivi: Mario mi aspettava con le
braccia aperte
e avevo voglia di farmi un po? di vacanza in compagnia; ero
curiosa di vedere
la Biennale dell?Habana, e mi interessava annusare, anche se per
pochi giorni,
la realtà e la vita di quest?isola. Dall?altra parte avevo una
decina di
giorni più rilassanti e vacanzieri in Messico da sola. E ho
fatto un po?
e un po?, stando tre giorni all?isola delle Mujeres prima, poi
Cuba, e dopo
gli ultimi 3 giorni a Tulum. Una vacanzina movimentata, ma
ricchissima di
stimoli, che mi è sembrato di stare via un mese.
A cuba sono stata solo a La Habana in giro per la città vecchia
e alle inaugurazioni
(la biennale era in tutta la città), anche perché uscire dall?Habana
era
complicatissimo, tra lentezza e intoppi ci voleva una miriade di
ore solo
per arrivare a una spiaggia appena fuori città ( o prendere
costosissimi
taxi turistici da pagare nella seconda moneta). L?esperienza di
Cuba mi sta
facendo riflettere su molte cose, e percepisco la relatività
dell?esistere,
e del sociale e della politica, perché ciascun sistema ha i suoi
lati positivi
e le sue aberrazioni. E? strano passare da Cuba agli States,
devo ancora
masticare quello che ho vissuto e sto vivendo. Ma mi ha sorpreso
trovare
a La Habana una città decadente, corrosa e triste, dove la gente
seppur col
calor latino e sudamericano nel sangue, lotta con un?esistenza
difficile
e complicata per molti. E povera. Poi però passi a New York,
dove sotto le
luci abbaglianti della ricchezza e dei vertici mondiali, trovi
tanti disperati
che dormono sui vagoni della metropolitana o mendicano da soli
negli angoli
sudici della città.
Trovare un internet a Cuba era difficilissimo e carissimo,
telefonare pure,
andare a mangiare anche. Sorprendente invece l?entusiasmo per la
Biennale
e come tutta la città fosse coinvolta. Mario, che era lì da tre
settimane
per montare la sua installazione, mi diceva che c?è una
considerazione altissima
per l?arte e la cultura, e un grande interesse, cosa che si
poteva vedere
anche dall?affluenza gremita ad ogni opening ( diversi al giorno
per tre
giorni). Però era strano: c?era un orario di apertura in uno
spazio, arrivavi,
aspettavi, e poi spesso aprivano ma solo per un?ora e tu non
facevi in tempo
a vedere tutto. Se volevi vedere tutto dovevi tornare il giorno
dopo e ripagare
un altro biglietto (salato per Cuba). Mah. La cosa che mi è
piaciuta di più
era una videoinstallazione di un artista Brasiliano. La
maggioranza degli
artisti era comunque sudamericana o di lingua spagnola, alcuni
canadesi,
pochi europei, e nessun americano.
Fatto curioso sulla Biennale, che Mario mi raccontava, è che gli
artisti
erano invitati ma senza essere pagati delle spese. Lui doveva
allestire un?installazione
con 4 tonnellate di vestiti, ma non gi hanno pagato un soldo.
Nada. Lui ha
comprato a sue spese le 4 tonnellate di vestiti occorrenti ( in
Canada perché
era più economico che a Cuba, diceva!), pagato le spese di
spedizione, e
pagato le sue spese di vitto e alloggio a Cuba per tre settimane
(caro il
dormire) per allestirla. Lui è fortunato perché è canadese, e il
Canada paga
tutto per gli artisti (so che lo stato finanzia anche le
gallerie in Canada):
basta fare domanda e gli hanno dato subito il finanziamento per
le spese
che deve sostenere. Sono quasi gelosa!! Lui dal governo canadese
ha l?appartamento
per 6 mesi a NY compreso di stipendio, soldi per Cuba, e
possibilità di fare
application per grants diverse volte all?anno, mentre noi poveri
artisti
italiani dobbiamo sudare sette camicie e fare salti mortali per
mantenerci.
E dobbiamo assolutamente vendere, per esistere. Loro no. Mario e
tutti gli
altri artisti canadesi che ho conosciuto raramente hanno una
galleria. Tutto
ciò però, come mi spiegava un?artista newyorkese, da un lato è
benissimo,
gli artisti possono fare ricerca ed esistere senza bisogno di
vendere, e
male dall?altro, perché non hanno un mercato.
Sto scrivendo sempre dall?aereo per New York. Sono passate due
ore e siamo
sempre in aeroporto, con le cinture allacciate. Dovevamo partire
alle 19.20,
ora sono le 21.40. Sembra ci sia questa tempesta sopra NY e ogni
mezzora
annunciano nuovo ritardo. Ora sono metà tranquilla ?
raggomitolata e concentrata
e assorbita dallo scrivere ? e dall?altra preoccupata?ma
arriverò sana e
salva a NY?
Assurdo, sembra che le cose mi accadano perché devo scriverle
sul diario?sapete
che è successo? Non ci crederei se non mi fosse accaduto in
prima persona?
e pensare che mi dicevo a Cancun quando ho preso l?aereo che
potevo stare
più sicura con gli aerei americani.. Ebbene alle 22 e passa (
notare che
siamo stati sull?aereo 3 ore) ci dicono che il volo viene
cancellato. Sembra
che il tempo costringerebbe l?aereo a fare un gran giro ma poi
gli aeroporti
sarebbero chiusi o qualcosa del genere. Non sono stati molto
chiari. Senza
nemmeno scusarsi, ci siamo trovati in fila per più di un?ora
(eravamo tantissimi
su quell?aereo) per farci riprenotare un aereo per NY il giorno
dopo. E sapete
che ci dicono quando gli chiediamo dove dormire? Che non è un
loro problema!
Gli addetti della US Airways ci dicono che la cancellazione per
maltempo
non è colpa loro e che solo possiamo scegliere se partire il
giorno dopo
al pomeriggio con un volo diretto, o la mattina cambiando a
Charlotte. Oddio,
ma è assurdo! Non ci hanno offerto neanche da bere, né da
mangiare, e quando
mi sono arrabbiata, per tutta risposta l?inserviente che
riprenotava i voli
mi ha ignorato come se fossi invisibile e muta, mentre io gli
gridavo nel
mio inglese imperfetto, e lui serviva senza fiatare quelli
dietro di me come
se io non esistessi, con una faccia tosta che gli avrei dato due
sberle (era
un negrone ciccione alto due metri?) Così adesso mi trovo ancora
all?aereoporto
di questo fantomatico Fort Lauderdale, in Florida, un?ora da
Miami ( mi hanno
spiegato), in piena notte, e senza soldi (arrivando dal Messico
non avevo
dollari cash, fortunatamente ho trovato subito un bancomat
funzionante?),
ad aspettare le 6 di mattina del nuovo volo. Assurdo. Un ragazzo
portoghese
che vive a NY da 8 anni dice che qui è spesso così. Ognuno si fa
gli affari
suoi. Pure le compagnie aeree ( boicottare la US AIRWAYS per
favore).
Devo riconoscere che ci vuole un bel sangue freddo a volte
affrontare tutto
questo da sola senza demoralizzarmi. Fortunatamente sono calma,
ma stanca
morta, è più di mezzanotte, e come se non bastasse ci dobbiamo
trascinare
dietro i bagagli che ci hanno ridato poco fa. Vediamo se riesco
a dormire
qualche ora, con le borse sotto la testa come cuscino, anche per
averle sotto
controllo. Certo che tra l?esperienza della compagnia cubana e
quella americana,
non so quale sia la peggiore! Sento nostalgia della nostra
vecchia Europa?
Ore 5, martedì. Strana la vita. Ieri mattina a quest?ora mi
trovavo a vedere
l?alba sorgere su una spiaggia bianchissima e con l?acqua
turchese dei Carabi,
e stamattina alla stessa ora mi trovo sempre a Fort-something
facendo colazione
su uno squallido tavolino dell?aereoporto dopo aver dormito
alcune ore sul
divano.(ho fatto una foto del divano). Beh, oggi mi vedo l?alba
in aereo
invece che sul mare. Tra poco partiamo, e il cieco da buio sta a
poco a poco
schiarendo. Oggi comunque sono serena. Nonostante gli intoppi
del viaggio
( sono quasi 24 ore che son partita da Tulum e arriverò a NY all?una
del
pomeriggio!) riesco a vederci un fatto positivo, ed è che sto
avendo tempo
per scrivere, per ruminare l?accaduto, e per prepararmi ad
affrontare NY
di cui ieri in viaggio avevo una gran paura. Invece questo volo
di ritorno
interminabile mi sta servendo da cuscinetto, come spazio-limbo
di gestazione
per passare dall?esperienza della natura a quella della grande
città. Ho
forse avuto bisogno di tutto questo tempo per stare in questa
via di mezzo
sospesa tra gli spazi ? che sono gli aeroporti ? prima di essere
pronta ad
affrontare NY e tutte le cose sospese che vi ho lasciato
(cercare casa, ricevere
i soldi da Jef, preparare il finissage della mia mostra, cercare
nuove gallerie
e lavorare sui contatti?)
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