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 DIARIO 3

ciao, qui le cose si susseguono senza sosta...non riesco a starci dietro,
nemmeno con la scrittura. ma scriverle mi piace, e quindi scrivo in ogni
luogo.
alcuni di voi hanno intuito che con questo diario sta crescendo un altro
mio lavoro, e così credo che sia. nella testa continuo a scrivere le motivazioni
che stanno dietro e questo scrivere. e sono sicura che nei prossimi giorni
forse finalmente riuscirò a metterle giù. intanto è bellissimo ricevere le
più disparate risposte da ognuno di voi, e stupirsi di come ci sia voglia
di comunicare, tanto molti mi rispondono spalancando i loro diari, a volte.

3. back to new york

Incredibile. Questa città porta sorprese che cambiano veloci come il vento.
Arrivo a New York lunedì sera da Baltimore, stressata e stanca. Il viaggio
è andato abbastanza bene, siamo partiti alle 4 (di pomeriggio, stavolta!)
e alle 9 eravamo in manhattan ( qui le autostrade hanno il limite di 65/70
miglia all?ora e tutti lo rispettano), ma poi siamo passati in galleria e
in altri posti, prima che ricevessi i soldi che dovevo avere e riuscire ad
andare a casa. Arrivai a casa a mezzanotte, non sapendo se la galleria restava
aperta e avrei fatto la mostra oppure chiudeva e dovevo pure traslocare i
lavori che avevo da loro. I galleristi dicevano che l?avrebbero saputo il
giorno dopo.
Mi svegliai la mattina dopo stanca morta e piuttosto depressa. Questo non
sapere niente mi ha sfibrato, e la settimana a baltimore è stata massacrante.
In tutti i sensi. Avevo voglia di andarmene lontano. Di perdermi in un?isoletta
calda e selvaggia, senza pensare a nulla. Ero invece tornata al freddo della
metropoli, senza sapere cosa mi aspettava, e mi sentivo pure sola. Quello
scemo di fidanzato pilota-scultore americano è a fare il suo libro in india
e in butan, ed io mi sento piuttosto sola (non è che io abbia bisogno di
un innamorato per arrivare in un posto e sentirmi a mio agio, sono abituata
a viaggiare sola e son capace di conoscere molte persone, ma l?idea che arrivo
a new york e lui se ne va in viaggio mi fa piuttosto imbestialire..)
Mi dicevo: uffa che stress, vengo qua per fare mostra e vivere una storia
d?amore, e non sta accadendo niente di tutto ciò. Anche se però già ero partita
con poche aspettative, perché i segnali della situazione si erano già intravisti,
e sapevo che non avevo nulla su cui contare. Anzi, mi piaceva questo partire
senza aspettarmi niente. Però ora che sono qui è più difficile e scottante
toccare con mano le delusioni..

Ma ecco che quello stesso pomeriggio mi arriva la telefonata del gallerista,
che mi dice che la galleria resterà aperta, che farò la mostra a marzo, che
l?inaugurazione sarà il 16, ma che posso montare subito, per avere la mostra
pronta durante l?Armory Show, che loro non sarebbero stati a new york sino
al 15 e che avevo la galleria a disposizione. Una bella notizia, che mi ha
anche messo nel panico?una galleria tutta per me a chelsea, per la mostra!
Ci sono mille cose da preparare, ci riuscirò?
Vado in galleria, dove incontro Sam, l?artista che aveva fatto la mostra
precedente, con una complicata installazione con molte videoproiezioni. E
lui, simpaticissimo e gentile, mi dice che mi lascia i videoproiettori e
i lettori dvd per fare la mia mostra, che strana cosa, tutto sta prendendo
un?altra piega?!!
Dopo alcune ore mi chiama un?artista canadese del Quebec, che avevo conosciuto
a un party appena arrivata a New York, invitandomi all?inaugurazione VIP
della Biennale del Whitney Museum? e così mi trovo in questa inaugurazione
super speciale, con tutta la new york dell?arte e piena di personaggi famosi,
5 piani di mostra affollatissimi, e buon vino, musica e buffet ( i nostri
tortelloni, freddi, infilati in uno spiedino, da mangiare pucciandoli in
una strana salsa?molto trendy per loro!!). Non mi sembra vero come giranole
cose. Stamattina ero stanca depressa e senza nulla tra le mani, già alla
stasera la situazione si era ribaltata tutta di colpo, pensavo, mentre ballavo
all?Happy Walley, un pazzo locale di gay e trans (invitati da Sam e dal suo
fidanzato ?un messicano fighissimo-) con un dolcissimo artista del Quebec
con cui ero andata al Whitney (eravamo l?unica coppia di etero lì dentro,
credo).
Il giorno dopo comincio la rosa delle cose da fare per la mostra e per la
performance che voglio fare all?Armory?prendo i contatti con Mitchell, il
cameraman che avevo trovato per riprendere il progetto della lentezza cominciato
a New York l?anno scorso (veramente il progetto è cominciato in Italia quasi
tre anni fa, ma la perfo a New York l?ho fatta l?anno scorso). Simpaticissimo,
ed entusiasta di aiutarmi. E? incredibile qui, l?ho visto anche le altre
volte, come tutti siano entisuasti di lavorare con me, e di come tutto sia
fluido e fluente. Non so, a Milano sono tutti stressati, e se chiedi qualcosa
a qualcuno lo metti nel panico perché non ha tempo ( anche pagando ci sono
delle difficoltà), qui trovo persone che col sorriso, incastrano i loro impegni
ai miei e collaborano con molta facilità. Ho chiesto anche aiuto a Mitchell
per installare la tecnologia della videoinstallazione in galleria, perché
io non son capace da sola e mi stava venendo il panico (figuriamoci, qui
con prese, spine, proiettori tutti differenti e strani, cosa posso fare da
sola?).. e siamo d?accordo per lunedì, giorno in cui devo andare a prendere
i videoproiettori che mi ha lasciato Sam.
Ora sono qui da M itchell, in studio, a convertire i miei DVD dal formato
PAL al formato NTSC. Anche se tutti, in Italia, compreso super tecnici ed
esperti, prima di partire l?anno scorso, mi dicevano che i DVD sono universali,
e che una volta masterizzato il DVD non importa se il video è stato girato
in PAL (sistema europeo) o in NTSC (sistema americano), invece arrivo a new
york e il dvd non si vede sui lettori. L?anno scorso era stato un delirio.
Dovevo fare la mostra con la videoscultura il giorno dopo e il dvd non si
vedeva!
( e non si poteva cambiare il monitor, perché era una videoscultura col monitor
incastrato nel legno). Panico, ma in un giorno trovo Blair ( amico di Mitchell
che lavora nello stesso studio di produzione video), e ci mettiamo a lavorare
subito, finendo la conversione e il nuovo DVD la notte prima della mostra?
Questa volta la tecnologia è migliorata dallo scorso maggio, e Mitchell ha
un programma che converte molto meglio e più velocemente i formati. Ora sono
qui da lui e ci facciamo un sacco di risate. Ci mettiamo circa 4-5 ore a
convertire i 4 video che devo esporre, e rifare i nuovi DVD, e mi chiede
solo 100 dollari. Devo ammettere che la settimana a Baltimora è stata devastante,
ma i mille dollarini cash che mi sono portata a casa mi fanno molto comodo
per la mostra. Non devo spaventarmi se ho delle spese, e posso permettermi
di fare tutto ciò che serve ( per esempio ho deciso di stampare gli inviti
?fisici? della mostra, e non fare solo quelli per email).
Sono pure molto contenta che la mostra la cura Irina, una giovane critica
italiana che ora vive qui a New York, e che io stimo molto. Il fatto di fare
il progetto con lei mi fa sentire bene, supportata e complice.

Ieri vado in galleria, l?assistente di Sam sta smontando la mostra, c?è un
casino pazzesco, la sua videoinstallazione era un?architettura di monitor
e videoproiezioni, e finti specchi incollati su tutto il pavimento. Aiuto
anch?io a smontare, i finti specchi incollati non si staccano facilmente
e li rompono col martello, io provo il videoproiettore, ma non mi funziona
niente. Non trovo nessun arnese, mi sento come in una commedia kafkiana.
E mi metto ad aspettare Godot. Vorrei provare alcune cose tecniche. Ma non
ci capisco nulla, tutto è sparso in diverse scatole, i cavi non li trovo.
Beh, aspetto. Meno male che lunedì sarò sola in galleria con Mitchell,e vedremo
di installare le mie videoproiezioni (ma mi domando: troveremo nello sgabuzzino
della galleria tutti gli attrezzi? E le vernici? E le prolunghe? Ma se non
ci sono devo comprarle io? E chi sposta le luci? Vabbè, non ci penso, in
qualche modo farò. Voglio essere pronta per mercoledì, e ci sono alcuni giorni
davanti ( ma intanto sto pensando alla grafica degli inviti, alla scansione
delle foto, a cercare i laboratori dove sviluppare le foto di rimini?la testa
mi sta frullando un casino, e oscillo tra lo spavento di non riuscire a fare
tutto, e quindi la fretta, e la certezza di riuscirci, e quindi la calma.)

Questa mattina (in realtà sono più dell?una) sono a pezzi. Le ossa rotte
e la gola che brucia. Ieri si gelava, ed ero in giro come una trottola. Ma
anche se faccio parecchie cose, e la testa continua a frullare, non rinuncio
alle mie mattine calme. Posso fare di tutto ma non toglietemi le mie mattine
calme e riflessive. Sono la linfa senza la quale non riesco più ad agire.
Mi diverto a passare ore nel letto, a volte, a pensare alle cose, a rifletterci,
ad oziare, a inventare. Spesso parlo con me stessa, e queste parole scivolano
via, ma da qualche parte rimangono, e poi riescono, talvolta, spesso pure
come idee, e come sentimenti, o solo come parole.
E poi qui mi sento a mio agio per gli orari. Tutto è aperto 24 ore (ieri
avevo bisogno di fare delle scansioni e vado in un posto dove paghi e usi
il computer, a qualsiasi ora della notte), e questo fa in modo che puoi davvero
cercare di stare dietro ai tuoi ritmi. Così almeno capita a me. Ma vedo che
capita a molti, perché tutte le volte che sono venuta qui ho visto le persone
fare le cose in maniera anche rilassata ( tempi lunghi come se fossimo in
africa. Ti dicono 10 minuti e passano due ore?ora ho imparato e faccio anch?io
così ?..), e finire tutto comunque anche in tempi brevissimi.
Ah, domani cambio casa! Anzi ho trovato una casa! E questa volta l?ho trovata
senza cercarla, mi è arrivata incontro! Fino ad oggi sono ospite dal mio
amico Kevin, che ho conosciuto attraverso l?organizzazione internazionale
di servas, nata per scambiare le ospitalità. Lui mi aveva ospitato la prima
volta che venni, l?anno scorso, in perlustrazione a new york, e da allora,
ogni volta che arrivo qui lui mi apre la porta con la sua gentilezza e i
suoi consigli. Anche quest?anno, arrivata dall?aeroeporto, quando per la
quarta volta ho salito le sue ripidissime scale con le pesanti valigie, e
ho sentito il sapore stagionato del legno, mi sono sentita come a casa.
Ma da lui non potevo restare a lungo. Anche perché sarebbe pure scomodo per
me. Rientrata da Baltimora avevo cominciato a guardare un po? di siti, ma
i prezzi erano alle stelle, e poi è comunque molti impegnativo andare a vedere
i posti per sapere con chi andrai a vivere. Non è che non sia capace?l?ho
fatto per tanti anni! ( a bologna ho dovuto cambiare 13 case ? anzi stanze!
? in una decina d?anni)?è che ora che è venuta la mostra, e la perfo, non
ho energia né tempo da dedicare alla ricerca della stanza?Ed ecco che qui
la vita è intervenuta con uno dei suoi capolavori misteriosi, lanciandomi
davanti agli occhi una strepitosa casa a Soho gratis?Il mio amico artista
del Quebec vive per sei mesi a new york nell?appartamento dell?ambasciata
del Quebec. Questo appartamento è stato comprato dal governo canadese per
permettere di stare a new york per sei mesi a degli artisti canadesi (eccezionale
mamma canada cosa fa per i suoi figlioletti artisti!). E? nuovissimo, tra
prince e spring street, in pieno Soho, zona dove gli affitti sono alle stelle.
Beh, Mario, il mio amico artista del quebec è in questa casa, e siccome martedì
parte per un mese per partecipare alla biennale di cuba, mi ha detto che
posso venire in quella casa. Ci sono due stanze. Nell?altra ci sarà Nadine,
un?artista francese ( mi ha detto che fa performance e video pure lei?) che
ha finito la sua residenza a new york e sta qui ancora un mese prima di tornare
a Parigi. Et voilà! Domani trasloco..sono contenta. A new york una vera casa
è molto rara, e pure nuova e senza troppi oggetti (cosa ancora più rara.
Parlavamo con l?irina di quanto siano disordinate, impolverate e piene come
magazzini le case americane! E di tutti i ceti!). Chissà se mi piacerà l?energia
di quella casa. Chi mi conosce bene sa quanto io sia sensibile alle energie,
e di quanto sento le energie negli spazi. Tanto che spesso rompo le palle
a tutti quando mi lamento che in un posto c?è l?energia negativa, oppure
quando sono contenta di sentire un?ottima energia positiva, perché la sento
sulla pelle come sentissi delle bruciature, noh, bè, esagero, dicamo come
se sentissi delle goccie di pioggia o dei raggi del sole. In casa di kevin,
che è un labirinto di cose e di casino, sto però bene nel mio rifugio, e
mi piace l?energia meditativa che respiro qui dentro.
Tra un po? vado in galleria. L?assistente mi ha lasciato le chiavi. Siccome
lui è un attore e sta girando un film ( ti pareva!), non verrà né oggi né
domani né lunedì. Però oggi verrà ad aiutarmi Mario il canadese. Che carino.
Domani abbiamo deciso che faremo una cena nella nuova casa, per la sua partenza
per cuba,e per il mio arrivo ( spero di avere voglia di sbattermi ad andare
a fare la spesa e cucinare..).
 

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