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ciao liuba

(commento agli scritti e articoli di steve kurtz)

chissà fino a quando una politica che non voglia contraddire se stessa nella prassi democratica dovrà sopportare ancora le mediazioni del condizionamento mediatico e i suoi risvolti: cioè una percentuale considerevole di elettori conservatori che in ogni parte del mondo frenano e condizionano scelte talvolta già possibili? domanda retorica …

certo moralismo che abbiamo potuto constatare ad esempio nei confronti dell'ex presidente degli stati uniti, indipendentemente da meriti e /o colpe, si è rivelata causa prima che ha fatto precipitare la situazione in iraq, con tutto ciò che ne consegue: morte, guerre, un dispendio economico che ha implementato un circolo vizioso i cui costi per dis-costarsene e intraprendere altre vie, a lungo termine, saranno difficilmente quantificabili! .

da sempre il pensiero moralistico tradizionale e di ispirazione religiosa vive e produce contraddizioni talvolta estreme. la sua applicazione integrale si è sempre rivelata disastrosa tanto che gli stessi borghesi ne sono spaventati: della serie "guerra e peste …"

senza andare a rispolverare il medioevo un esempio ridotto ma tipico e più recente è dato da alcuni rappresentanti dei movimenti per la vita, arrivati al punto di minacciare e uccidere di fronte agli ambulatori in cui si praticava l'aborto.

ma, tornando ad altri argomenti, come al solito una seria riflessione non può, rispetto a tutti questi problemi, limitarsi ad una dialettica in cui l'antitesi sia difficilmente distinguibile dal riflesso condizionato… (anche se sarebbe già qualcosa. sarebbe cioè una naturale propensione a riequilibrare la situazione in un'oscillazione continua).

in realtà, se la guerra in iraq è criticabile, questo per pura antitesi non può trasformare quel regime in un

paradiso terrestre. detto questo però, penso anche che il dissenso, il cambiamento, l'impegno capillare siano molto più efficaci di alcune guerre. anche in considerazione dei costi ingentissimi in termini economici e di vite umane. così come suona stonata l'ipocrisia di chi tende a creare di continuo capri espiatori piuttosto che prendere atto delle difficoltà concrete, politiche, sociologiche ambientali e comporatamentali. senza fare nessuno sconto ai vari e orripilanti dittatori di turno, il riferimento è piuttosto al pensiero della arendt e ad una conseguente democrazia partecipata, cosciente, piuttosto che condizionata.

in realtà le scelte concrete ed efficaci sono troppo sovente quelle guardate con più sospetto e le più difficili da proporre.

in africa, e non solo, nonostante l'aids abbia causato milioni di morti, la morale cattolica andava predicando l'astinenza sessuale come rimedio principe.

ed è così per molti e altrettanto gravi problemi … tanto che davvero a volte ci si chiede quando finalmente non dovremo più accontentarci di cloni.

in ogni caso le recenti elezioni americane aprono qualche speranza …

a meno che non si voglia vedere come "nella sera … in cui tutti gatti appaiono grigi"

 

inoltre:

piena soldarietà  a steve kurtz del critical art ensemble.

per non parlare del decesso della moglie e di come questo sia stato affrontato.

davvero  una situazione da caccia alle streghe si aggiunge ai tanti problemi del momento.

non ho parole nell'apprendere che per stive kurtz il rischio è di addirittura di 20 anni di carcere!!

inoltre, da quanto ho letto, il modo di operare artistico dell'art ensemble, la prassi usata è quanto di più avanzato si possa pensare. infatti a quanto pare da i suoi risultati e scoccia.

sono andata a vedere nel sito indicato, ho cercato   e  letto gli articoli.

personalmente, anche in questo caso, ho una posizione non del tutto scontata sull'argomento.

sono portata a pensare che le modificazioni genetiche in agricoltura e la biogenetica in generale, non producano di per sé sostanze particolari e particolarmente dannose.

questo è quel che sono portata a pensare ma potrei anche sbagliare.

in altri termini, a me pare che una modifica non possa che produrre sempre ad esempio carboidrati o comunque un cambiamento piuttosto irrilevante ai fini della digestione e alimentazione.

mentre il problema potrebbe essere un altro e non meno grave.

la dipendenza economica e concreta che questo determina e che si vorrebbe estende ad ogni forma del vivere fin nelle pieghe più riposte.

è vero che una società progredita dovrebbe saper affrontare le sfide della dipendenza dimostrando di essere matura e non abusando del suo status.

il problema è che questa società non è così progredita.

e l'esistenza di un qualche anticorpo è ancora assolutamente necessaria.

così andrebbero mantenuti tutti quegli spazi di indipendenza già esistenti e messi in forse da motivazioni talvolta futili. soprattutto in casi come questo in cui la speculazione economica e la pressione di un'economia che crea disparità enormi è  quel che spinge a queste scelte.

sempre più sovente infatti una dipendenza si trasforma in morsa e immobilismo.

la stessa rivoluzione francese a suo tempo fu resa possibile, tra le altre cose,  dagli agricoltori i quali potevano assicurare riserve alimentari a lungo termine a sostegno dei rivoluzionari (e dei cittadini).

oggi naturalmente parlare di rivoluzione spaventa. sia perché il significato progressivo e originale del termine (nel senso di progetto mai prima verificatosi) è stato annacquato da pseudorivoluzioni in realtà

molto più simili a restaurazioni … (un po' come avvenuto con l le varie rivoluzioni economiche o pensionistiche paventate dalla destra italiana). altri veri e propri cloni!!!

sia perché una parte della società è conservatrice nel vero senso della parola …

nonostante quanto questo sia dannoso e antieconomico.

ma se parlare di rivoluzione può spaventare , la necessità di cambiamento e dinamismo di una società non può essere messa in discussione. tanto più in una società globale, complessa con problemi energetici e altro tipo quale l'attuale.

la "modernità" e una solida base economica che consenta un accettabile standard di vita a tutti, non può essere condizionata dal pregiudizio, dalle cricche, dalle mafie o dagli interessi

egoistici di poche persone o gruppi di potere.

e perché questo non avvenga non è pensabile che anche i pomodori dell'orto a fianco debbano passare per il "veto" di una multinazionale. 

il rischio esiste.

 

paola zorzi  -

biella-pralungo - 14 novembre 2006

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