spettacolo teatrale
di
Roberta Biagiarelli
presentato il 24 maggio scorso al Teatro Comunale di
Cossato
alba 2000 - biella
cossato 2006 -
un commento su: "A come srebrenica" prodotto dal laboratorio
settimo,
tratto dal libro di giovanna giovannozzi (premio pasolini),
interpretato da
roberta biagiarelli presentato il 19 marzo 2000 al teatro
sociale di alba
e
"reportage chernobyl" con roberta biagiarelli e la
partecipazione in video
di roberto herlizka - di roberta biagiarelli e simone gonella
con
testimonianze tratte da "preghiera per chernobyl" di svetlana
aleksievic,
regia-regia video e realizzazione di simona gonella e giacomo
verde.
presentato il 24 maggio 2006 al teatro comunale di cossato.
alba 2000
ho avuto l'opportunità di incontrare per la prima volta
roberta
biagiarelli ad alba nel 2000, interprete di "A come srebrenica",
una
realizzazione teatrale sulla tragedia della guerra nella ex
jugoslavia,
promossa dall'ambasciata della pace del comune di alba in
collaborazione
con il teatro sociale perfettamente ristrutturato e il sostegno
delle donne
in nero, il circolo arci "il sogno" e la libreria "la torre".
alba, e in particolare l'ufficio della pace, negli anni 90 aveva
partecipato
al progetto pilota europeo di democrazia decentrata adl
(ambasciata
democrazia locale) a zavidovici (bosnia) che aveva coinvolto sia
la
popolazione che molte realtà cittadine. lo spettacolo teatrale
rientrava
dunque in una serie di iniziative che si sarebbero svolte
nell'arco di
quella settimana a sottolineare
la sensibilità che la città aveva dimostrato e accresciuto in
quegli anni
anche attraverso il sostegno organizzativo e finanziario a
progetti in campo
sanitario con particolare attenzione alla condizione femminile.
per
l'occasione era anche stata ospitata una delegazione di donne
bosniache
dell'associazione "zena zeni" provenienti da zavidovici, la
città in cui era
attiva l'ambasciata.
roberta biagiarelli con la sua interpretazione concludeva il
ciclo di
incontri e iniziative.
ricordo ancora perfettamente i pensieri contrastati sollevati da
un lavoro
teatrale così impegnativo. la scelta era già di per sé
coraggiosa, ma ancor
più il modo dimostravano quella serietà e competenza adeguate
che sole
consentono di affrontare un argomento del genere senza derive di
alcun
genere.
un monologo di più di un'ora e mezza in perfetto equilibrio tra
la
quotidianità e la storia.
dove il particolarismo del risvolto individuale si misurava
nello scontro
con i segmenti di ampiezze imprevedibili propri delle guerre e
di tutto ciò
che ne è coinvolto. quelli della storia appunto, per poi
fissarsi e
oggettivarsi nella concretezza in carne ed ossa della tragedia.
quella
stessa concretezza che a seconda dei punti di vista, quello dei
media o
delle persone coinvolte, appare inconsistente o tagliente
come la luce
della realtà vissuta di chi non ha scampo. non è facile
incontrare artisti
davvero impegnati che riescano attraverso il proprio lavoro
innanzitutto a
comprendere, a scandalizzarsi quindi a comunicare con i mezzi
e modi
adeguati la realtà. veri interpreti della solitudine in cui si
trovano
precipitate le persone coinvolte e chi non può che assistere
impotente.
perché forse la sensazione più profonda che dovrebbe suscitare
la cultura,
quindi l'arte, è, dovrebbe essere, quella di comprendere
presentando
l'ingiustizia nella giusta misura cioè nella sua sproporzione
inaccettabile, anche quando non è così palesemente conclamata.
Già in quello nello spettacolo erano citati documenti, fonti,
letti
articoli di giornali locali e internazionali. documenti
normalmente
destinati ad essere archiviati come scartoffie burocratiche e
che ora
denunciavano, anzi si autodenunciavano, con tutti i limiti, gli
errori, le
falsità che i fatti hanno poi definitivamente dimostrato.
tutto in quello
spettacolo risultava documentato nei minimi particolari, dalle
date alle
minuzie trasformate in un boomerang. il monologo invece era un
crescendo
dove il confronto con la realtà quotidiana vissuta dalla
popolazione
durante il conflitto via via appariva sempre più serrato e
insistente,
incuneato senza scampo nella coscienza del pubblico
dell'irreversibilità
della tragedia. una tensione che con la fine del monologo non
lasciava
spazio che al silenzio.
giusto il tempo per memorizzare alcune frasi sparse in
particolare quella
di un ragazzo di non più di dodici anni che si interrogava se
questi fossero
i modi con cui ancora oggi le città vengono assediate.
biella- cossato 2006
"reportage Chernobyl", anche qui l'equilibrio tra la scelta del
tema, i
testi tratti da "preghiera per chernobyl" di svetlana aleksievic,
il video
di roberto herlizka e l'interpretazione di roberta biagiarelli
pongono questo lavoro tra i migliori a cui io abbia assistito in
questi
anni. un'interpretazione che piuttosto di cedere alla retorica
del recitato
si assume il rischio di qualche esitazione . di quel tipo di
esitazioni,
tanto per intenderci, rivendicato come un diritto ad "essere
umani" da
tanta arte contemporanea contro quel perfezionismo manieristico
così sterile
e servile da non aver a suo tempo saputo opporre alcuna
resistenza al
nazismo .
ancora il disastro è presentato nell'oscillazione tra la
quotidianità di
chi letteralmente da corpo alla tragedia e l'interpretazione
burocratica,
ufficiale del comunicato . mentre anche qui, come nel
precedente lavoro
teatrale, il presente sempre più dispiega le tante ipocrisie
mediatiche
consumate . nella migliore delle ipotesi per evitare il panico,
in quella
più realistica per relazionarsi in qualche modo con chi, a
tutti gli
effetti, evidentemente, è ancora considerata massa piuttosto
che società.
sono contenta che ci siano persone che ancora hanno la capacità
di
scandalizzarsi, sollevare questioni e così facendo
implicitamente
denunciano, interpretano la solitudine e l'inquietudine di chi
viene
troppo spesso frettolosamente e opportunisticamente
tranquillizzato quindi
dimenticato.
il monologo però non è mai eccessivo, non troppo emotivamente
improntato
all'allarmismo o al sentimentalismo. fornisce strumenti di
riflessione,
scava, indaga sulle cause, analizza la permeabilità degli
ambienti di lavoro
e dei sistemi stessi politici, burocratici, amministrati.
sistemi ancora
ovunque , quindi anche in questo caso, condizionanti e
condizionati dal
peso gerarchico e dai suoi valori . o almeno così si continuano
a chiamare!
contemporaneamente sono riportate le testimonianze tra
l'agghiacciante e
l'incredulo degli abitanti, in particolare, di una delle vedove
dei vigili
del fuoco accorsi al momento del disastro e della moglie di
uno degli
800.000 tecnici coinvolti nelle operazioni. testimonianze
riportate senza enfasi piuttosto gridate o semplicemente
esposte per
quello che sono. per questo agghiaccianti.
i ritardi nell'attivare misure minime di sicurezza si
alternano al
ricordo di persone, gente proveniente da luoghi limitrofi
per assistere
inconsapevole del rischio allo spettracolare blu cobalto
dell'incendio del
reattore.
il monologo continua concentrandosi sul decorso delle malattie
dovute
all'esposizione diretta e indiretta attraverso le testimonianze
tratte da
"preghiera per chernobyl" . e mentre dalla bocca di ljudmila
veniamo a
sapere che i bambini, e ancor prima di nascere il feto, tendono
a
catalizzare e a subire i danni maggiori . il teatro dell'assurdo
si fa
realtà e diventa comprensibile, più comprensibile del buon senso
autoritario
che ha prodotto il danno. è il padre che persa la figlia e
costretto ad
abbandonare la sua casa dovendo scegliere un oggetto decide di
non poter
partire senza la porta (di casa) da cui a quel punto gli pareva
essere
passata un'intera vita . ora concentrata in una fissazione
eppure così
opportuna, comprensibile. storie d'amore e pazzia mentre la
vita continua
tra un nuovo lavoro , magari anche interessante, magari anche
molto altro .
e un figlio impazzito, un marito scomparso. testimonianze di
persone che
non possono permettersi neppure il lusso della disperazione.
non posso fare a meno di ricordare che in italia come prima
notizia veniva
riportato il coivolgimento di "sole" sette persone nel
disastro. chi osava
dire che era pazzesco pensare che un disastro del genere non
avesse
conseguenze di ben altra portata, era guardato con quel
sospetto tipico
di cui gli ambientalisti in genere ai tempi erano oggetto..
eppure c'era
stato perfino chi si era attivato arrivando a registrare
nell'ambiente un
oggettivo aumento di radioattività. gli allora governi di
sinistra in
francia (per altri versi concreto punto di riferimento) non si
erano
comportati meglio e anzi avevano dato la notizia con notevole
ritardo data
la presenza di impianti in loco.
nel frattempo lo smantellamento dell'impero sovietico,
fortemente voluto
dall'occidente, lasciava scoperti interi settori nella più
totale
indifferenza e fatiscenza tanto da portare il direttore di una
centrale
nucleare al suicidio per attirare l'attenzione dei media sul
problema. solo in seguito a questo gesto disperato riportato
dalla stampa si sarebbero attivate
convenzioni internazionali atte a monitorare e investire fondi
in questo
senso. solo alcuni anni più tardi in un libro di testo di
fisica delle
scuole medie superiori a proposito di chernobyl era possibile
leggere:
"nei giorni successivi la nube radioattiva, sospinta dai venti,
migrò verso
i paesi occidentali e meridionali . in parte fluttuando
nell'atmosfera, in
parte depositandosi al suolo per effetto delle piogge. uno dei
paesi più
colpiti da questa ondata di radioattività fu l'italia;
soprattutto nella
pianura padana, iodio, cesio e stronzio hanno inquinato intere
regioni ad
economia agricola. si può ritenere che ogni abitante di queste
regioni abbia
assorbito in un anno, una quantità di radioattività
supplementare pari al
50% ed il 100% del fondo naturale. benché i valori predetti
siano
considerati molto al di sotto della soglia di pericolo, non è
tuttavia
escluso che, nei prossimi anni, quel 26 aprile di chernobyl
possa essere
ritenuto responsabile di un incremento (auguriamoci il minore
possibile) di
malattie tumorali" (1)
paola zorzi 2 giugno 2006
1) "fisica - materia, energia, ambiente " - h.miller -c.so di
fisica per le
scuole medie sup.ed.posidonia -1989