PH7
spazio web a cura di paola zorzi ph7@giosuemarongiu.it
CALENDARIO MOSTRE 2005
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alla
bertolt brecht
Circolo Culturale
Bertolt Brecht_Milano
Tel/fax 02 6425119
www.bertoltbrecht.it
news@bertoltbrecht.it
Spazio 1/ P.zza San Giuseppe 10
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Sergio
Sansevrino
"anima-re la superficie"
dal 21 Marzo al 14 Aprile 2005
Ciclo:
Indagine su un artista al di sopra di ogni sospetto
Inaugurazione Lunedì 21 marzo alle ore 18.30 >> La mostra resterà
aperta fino al 14 aprile 2005, nei giorni di: lunedì, mercoledì e
venerdì dalle ore 18.00 alle ore 20.00 e su appuntamento (per accordi:
telefonare al Circolo)
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nei luoghi dove si incontra la
gente
milano per tutte le città limitrofe del nord italia e non solo, ha
sempre sollecitato sentimenti contrastanti.
da un lato città caotica, di competizioni esasperate, capitalismo,moda e
un'immagine un po' conservatrice che sembra trovare conferma in uno
stile monumentale ancora rintracciabile nelle severe e ricche palazzine
private o nell'atmosfera diffusa e un po'
grigia-anche-nei-giorni-di-sole, fatta di polveri, smog e storia. nuove
nebbie dove sembrano sbiadire anche i grandi palazzi moderni/sti ? quasi
a ricordare antichi pomeriggi e più recenti e sfuggenti giornate.
ma, l'invito di sergio sansevrino a scrivere sul suo lavoro, mi da'
un'altra opportunità. quella di evidenziare un'altra città, certamente
più ri "stretta" ma che continua trasversale e non priva di un suo
fascino, di una sua identità immediatamente percepibile da chi viene
dall'esterno.
la realtà cioè di un mondo già da tempo vario e multiculturale, di un
modo di "poter" essere più liberi e allo stesso tempo attivi apparendo
cioè informale non per semplice esteriorità.
anche perché, fino a non molto tempo fa, le grandi metropoli essendo
momento di intense relazioni focalizzavano quasi naturalmente una
maggiore pluralità di pensieri e comportamenti permettendo così anche
alle minoranze di trovare un "alter ego" o maggior spazio.
ma tornando a questa città in particolare, ricordo quando molto giovane
dalla provincia avendo l'opportunità di venire a milano, non potevo fare
a meno di notare una "certa" creatività o comunque un'identità che si
poteva cogliere perfino nel modo di parlare. ricordo ancora ad esempio
di essere stata molto colpita dagli allestimenti delle vetrine, non per
nulla da sempre qui così fotografate dai turisti e , secondo me, non
solo per spionaggio industriale. un anno in particolare le vetrine
sembravano davvero rincorrersi,
misurarsi con variazioni su di un unico tema attraverso l'uso dei comuni
contenitori in carta pesta delle uova ? che con l'aiuto dei colori,
della composizione, dei rilievi, dei giochi di luce si trasformavano da
oggetti destinati alla discarica e privi di valore economico in qualcosa
di davvero molto diverso.
alcuni anni più tardi è stata l'apparizione inaspettata di alcuni
writers a sollecitare la stessa impressione. in quell'occasione mi erano
apparsi infatti molto più vicini allo stereotipo del giovane
studente-impegnato un po' intellettuale che a quella del vandalo ?
d'altronde molti artisti del passato si sono ispirati alle più diverse
iscrizioni murali, quando non reputate esse stesse opere d'arte ? come
in effetti sta avvenendo anche in questo caso.
più recentemente la stessa sensazione l'avevo avuta (ma i tempi stanno
cambiando (sig!) nel constatare l'abbandono di divise e altre
costrizioni corporali, in molti luoghi pubblici cittadini. o "per
contro" di riscontrarne un uso comune quasi in segno di solidarietà da
parte di interpreti diretti di una metaforica performance contemporanea
anticlassista.
il riferimento è a quei luoghi (non tutti certo) dove finalmente il
personale non è più costretto a indossare divise a metà tra il
coloniale, il militare e lo snob-nostalgico di tarda tradizione
holliwoodiana. così capita di incontrare ragazzi il cui abbigliamento lo
immagineresti possibile solo in qualche centro sociale ? e che invece
stanno lavorando ? e sembrano persino contenti ("!?"). del resto non c'è
nulla che sottragga energia quanto
questo tipo di costrizioni, non a caso comuni ai più umilianti luoghi
della storia dittatoriale.
molto tempo dopo le mie sporadiche visite giovanili in questa città ho
avuto l'occasione di percorrere in direzione opposta quelle esperienze
vivendole dall'interno. infatti attraverso la collaborazione con alcuni
centri culturali mi è capitato talvolta di assistere a come nascono le
cose ? con molte difficoltà e davvero poca mistificazione è qui che
casualmente all'inizio della sua attività espositiva ho incontrato
sergio sansevrino ? e, ? i
suoi primi "pezzi" ? come molti collezionisti e artisti inconsapevoli si
ostinano a definire il
lavoro degli "artisti". quasi a volerli inseriti, ipso facto, in una
pratica della dissezione anatomica la cui indagine psicologica potrebbe
dirci qualcosa sul nostro tempo oltre a prestarsi in concreto ad una
certa ironia ?"tre pezzi di picasso" ("!!?") non sono forse degni della
migliore letteratura surrealista? ironia a parte ? i primi lavori di
sergio sansevrino erano improntati alla lezione delle esperienze
milanesi sulla tela estroflessa. ricerche già in atto dagli anni 50 ma
che evidentemente hanno aperto molte potenzialità
>creative ? oltre ad aver visto come protagonisti alcuni tra i maggiori
esponenti artistici del secolo scorso, da fontana a bonalumi ? per
giungere alle più recenti esperienze di arcangeli e di quei giovani
artisti che oggi vedono in queste ricerche corrisposto un loro modo di
essere oltre alle tele estroflesse,in quel periodo, sergio sansevrino
approfondiva un particolare e non ancora risolto rapporto con il
materiale. già negli anni 90 avevo potuto vedere una sua piccola tela
improntata ad un forte accento segnico su juta, materiale oggi
nuovamente al centro del suo interesse.
quando nel 2003 sono andata a vedere la sua personale alla "cantina di
manuela", per l'occasione trasformata anche in spazio espositivo, non ho
potuto far a meno di pensare ad un presunto, anonimo visitatore, per
caso di passaggio da milano, che , entrando in quel luogo, avrebbe
ancora una volta potuto provare quella stessa sensazione che anch'io un
tempo riscontravo nel visitare la città.
sensazione fortunatamente oggi non più così esclusiva delle grandi città
ma sempre più testimone piuttosto di quel piccolo gap o "petite
sensation", come la definiva cézanne, sollecitata dall'esperienza
artistica e che, in senso più esteso, infondo non corrisponde ad altro
che ad una comune sensibilità e intelligenza non repressa.
una città infine che amo ricordare da sempre "di" aspre contestazioni e
case editrici dove talvolta la fantasia si concretizza ? pur tra mille
difficoltà.
non a caso, ancora, sergio sansevrino, come tutti noi, continua la sua
lotta con i materiali. nelle ultime tele, dove risalta il colore rosso e
nero, il segno si fa più evidente mentre il fascino per la scrittura
lascia spazio al colore e alla forma che talvolta sembra sfiorare l'area
simbolica e tra/sformarsi in un martello ? metafora ancora di un suo
uscire allo scoperto fuori, non senza ironia, con più linguaggi, nei
luoghi dove si incontra la gente?
paola
zorzi_febbaio 2005
lunedì 21 Marzo 2005 ci sarà
l'inaugurazione della personale di Sergio Sansevrino
"anima re la superficie" c/o Bertolt Brecht - nuova sede
piazza San Giuseppe - Milano
curriculum vitae...
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