Incontri

di Bruno Corà

Quella che segue vuol essere una breve storia di incontri come la raccolta di Paolo Gubinelli propizia.

Tempo fa, in un crepuscolo romano festivo e chiassoso come quello del borgo leopardiano, mi capitò di osservare tra Piazza di Spagna e Largo Mignanelli, passante tra molti eppure solitaria, Maria Luisa Spaziani. Colsi in quel modo, nell’andamento assorto ma di abituale quotidianità uno tra gli infiniti atti della sua vita, senz’altro riscontro consapevole esterno che il mio sguardo. Vinsi, infatti, in quel frangente, lo stesso mio desiderio di tentare un incontro, interrompendo quel suo cammino, anche per pochi istanti. Resta così in me semplice ma vivida l’immagine della poetessa in un giorno qualunque della sua vita.

Diversamente, con Maurizio Cucchi avvenne che una sera di pioggia, a Firenze, dopo l’apertura di una mostra a cui egli partecipava offrendo una propria poesia posta su una parete accanto all’opera di un artista, ci trovammo a salire sulla stessa automobile accettando un passaggio per essere accompagnati davanti a un albergo in piazza Ognissanti. Una querula quanto insistita profferta di conversazione, subita dal poeta durante il vernissage ad opera di un’ammiratrice, lo aveva messo in agitazione dandomi l’opportunità di raccogliere durante il tragitto tra la galleria di via del Porcellana e il Grand Hotel il suo giustificato sfogo per il fastidio sopportato.

Con Luzi e Orengo gli incontri, seppur diversi, sono avvenuti in circostanze di letture compiute in pubblico, seduti a un tavolo, in confronti serenamente ragionati, in presenza del suono dei loro versi, della loro voce, ma anche di opere d’arte che, in circostanze alterne, ognuno di noi aveva  a cuore di evocare. Luzi, che accolse un mio invito a Prato,  nel Centro di Arte Contemporanea, si spese generosamente in una visita nelle sale del Museo e in un dibattito successivo nella biblioteca, Orengo, che avevo conosciuto precocemente a Torino, su segnalazione di Giulio Paolini, di cui era amico, lo riebbi davanti quando al Castello di Brunnenburg, ospiti di Mary de Rachewilz, figlia di Pound, si trattò di introdurre le sue poesie congiunte alle incisioni di Claudio Parmiggiani, per una mirabile nuova opera recante il poundiano titolo di A lume spento. E poi ancora, dopo quella, altre preziose volte.

L’impatto con Cesare Vivaldi, oltre che di persona, avvenne spesso sulle pagine non solo di critica d’arte, ma anche della sua produzione poetica. Dotato di un misurato e pacifico eloquio, il suo sorriso discreto e bonario lasciava presumere grandi margini di possibilità per tutto, non certo incline al fatalismo, ma sapientemente tollerante. Un testimone dell’arte che, assieme a pochissimi altri, mi è parso sempre attendibile. Ora, queste poche parole dedicate soprattutto a chi ho fisicamente sfiorato nei miei percorsi, non esauriscono certo una memoria ancora attiva e possibile per altri incontri a venire, quali quelli qui  già incipienti con i poeti autori degli altri poemi raccolti con tenacia da Gubinelli.

Questi miei, perciò, sono semplici ricordi, velocemente tratteggiati per non rubare tempo e spazio al lettore, dunque pretesti. Come gli stessi disegni di Gubinelli, mercuriali policromi tracciati, per favorire l’intreccio tra muse diversamente dotate. Quanto al deus ex machina di questo episodio originalissimo, tra le molte considerazioni e i pensieri relativi ai suoi acquerelli e incisioni, si tengano d’occhio in particolare quegli umori orizzontali, quelle distese umidità cromatiche, attraversate da gesti ora diagonali, ora sinoidali, ora incrociati come pioggia, come vento, come vaporoso contrastato andamento. Lievi come versi i suoi cieli, o le simmetriche lande lacustri ove immaginare turbolenze turneriane o dilatate luminosità rotkiane. Sono questi gli atti di ciascuno e di tutti gli autori oggi tra loro ravvicinati, che lasciano presumere la segreta intesa:

-    C’è un orizzonte comune

tra la pittura e la poesia

linea infinita ma conclusa

circolare dove

ut pictura poiesis

e viceversa

luogo di incanti.

Bruno Corà          Roma – Marzo – 2003

 

BZF – Ed. Vallecchi

 

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