Luoghi della trasparenza

Toni Toniato

 

Da vari anni Paolo Gubinelli conduce una ricerca solitaria, ma particolarmente intensa, nella direzione di un superamento delle grammatiche del formalismo astratto, sia di quello derivato dalle matrici storiche del Costruttivismo che di quelle recenti del Minimalismo, con l’intento quanto mai esplicito di liberare energie espressive, da lui considerate più pure, di per sé forse intangibili, comunque meglio appropriate all’idea di una luce-colore quale primaria essenza dei valori costitutivi della pittura. In questa difficile avventura egli è giunto a concepire e praticare una pittura che mostra di abitare innanzi tutto i luoghi meno esplorati delle categorie concettuali ed espressive della trasparenza, del suo experiri ideativo e della materia che lo incarna. L’intera opera dell’artista

infatti si è progressivamente svolta con rigorosa coerenza all’insegna di questa necessità di ordine prevalentemente poetico, declinandosi lungo uno splendido percorso stilistico tramite un continuo e quasi ascetico esercizio di affinamento e di approfondimento di quelle risorse linguistiche che possono condurre a percorrere territori estremi dell’astrazione pittorica e di una astrazione, in questo caso, di assoluta liricità.

Fin dagli esordi Gubinelli si era rivolto del resto a sperimentare modalità espressive coniugate attraverso mezzi in apparenza quanto mai elementari, costituiti agli inizi da sottili trame lineari, in seguito sempre più svincolate da referenzialità geometriche, e, poi, da pochi lievissimi “segni”, anzi da impercettibili “incisioni”, variamente modulate sulla superficie oppure da vere e proprie piegature del supporto, procedendo egli così ad elaborare una strutturazione compositiva fatta di rapinose scansioni ritmiche e spaziali sulla base di armoniche partiture cromatiche o meglio di motivi plastico-musicali. Ogni procedimento operativo mirava in sostanza a far risultare i valori di una visione di pura spazialità della luce e del colore, di produrre l’evento della loro espansione epifanica e quindi rivelativa di ciò che sta prima di ogni determinazione formale. Tale processo decantava in sé l’idea e il sentimento della pittura tout court, identificata per di più con quel principio generatore della luce, trascendente la stessa materia visiva, da consegnare soltanto alla percezione di ascolti nel mondo della propria interiorità. In questa ricerca Gubinelli, maturatosi d’altra parte nella ricognizione delle esperienze più avanzate dell’astrattismo e del razionalismo integrale, si è ben guardato dal ricorrere a compiacenti intimismi, bensì si è rivolto ad indagare le ragioni di una istanza di essenzialità del fare pittura, oggi, oltre le suggestioni di una versione magari minimalista, investigando piuttosto sperimentalmente le facoltà ancora intatte di questa realtà espressiva e delle sue possibilità poetiche. Più che una dizione sia pure sofisticata di astraente purismo la sua pronuncia pittorica si inquadra nel contesto di una esigente riflessione sul senso di quel fare, per cui le sue “carte”, esili mappe di un viaggio dell’anima, focalizzano momenti di stupefazione, i quali possono addirittura distribuirsi in uno spazio ambientale o aprirsi soltanto su se stessi, trasformarsi in “rotoli” dai significanti inesplicabili, divenire dei “frammenti” di un discorso inesauribile che occorre tuttavia saper decifrare di volta in volta se il nostro bisogno di ascolto sfiora le medesime profondità.

 

                                                                                             Toni Toniato    (2002)

Ediz……………………………………

Comune di Venezia,

Palazzo Albrizzi, - 2003

testo di T. Toniato

Poesie inedite di M. L. Spaziani

 

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