ludwig wilding:  una traiettoria cinetica:

 

lunga storia quella di ludwig wilding e lunga la nostra conoscenza che risale a quando frequentavamo a ulm lo studio f. e a quando abbiano esposto a Zagabria alla mostra epocale “nove tendencije”.

da allora sono passati oltre quarant’anni.

solo per pochi la traiettoria dell’arte di ricerca è stata continua e volta a sondare le possibilità evolutive che sin dall’inizio erano state le prerogative di tutti noi con il nostro lavoro: uno di questi è senz’altro wilding.

la partenza per wilding, dopo l’intuizione che è – come sempre – un po’ incerta, fu estremamente sottile e minuziosa; ho presente la precisione delle sue opere su carta eseguite con il tiralinee: disegni, anche su grandi fogli, con trame dello stesso spessore dove le misure sono in decimi perché dentro al millimetro si può spaziare e la struttura, penso a “interferenz-grafik, mit progressions-raster” del 1955, percorre quanto oggi solo i computer, con i loro programmi, sono in grado di fare, ma allora questi non c’erano.

c’era invece la volontà assoluta di sviluppare e far sviluppare le facoltà percettive sia, appunto, di chi faceva che di chi vedeva per instaurare un rapporto diretto e partecipe con chi “fruiva” (come dicevano allora e diciamo ancora adesso) dandogli il massimo delle nostre possibilità e risorse per acutizzarlo, per fargli allargare il suo campo di conoscenza e portarlo così ad una interrelazione fattuale, e non solo, tesa all’intelligenza.

il fare, in quel tempo, era una sfida, sempre verso il meglio, sino a cercare di raggiungere l’impossibile perché lo sprone costante era l’apice delle cose, il miglioramento, lo sviluppo: una indagine continua ed una verifica per capire e per ottenere riusltati concreti, in una parola evoluzione positiva.

poi a questi disegni perfetti wilding ha sovrapposto a qualche centimetro di distanza, dei fili di nylon e quel movimento minimo, a livello retinico delle strutture piane, è diventato dinamismo. L’opera è unica ma l’immagine che appare è mutevole e il protagonista del suo svolgimento è il fruitore con il suo cambiamento di angolo visuale ed è da qui che si apre il vero mondo innovativo dell’arte cinetica (non certo quella ottenuta dai motorini che avrà ben altre premesse e sviluppo), dove la fenomenologia non è certo fine a se stessa effettistica come la pletora dei denigratori di quest’arte esatta ha spessissimo voluto far intendere, ma ha coinvolgimenti anche esemplificativamente sociali che sono, anche se solo all’inizio, per un senso scientifico del concetto di fare arte.

arte visuale dove ci sono ben poche cose da “raccontare” e dove la terminologia dev’essere pertinente ed appropriata quindi difficile senza riferimenti, né figurativi, né simbolici, né tanto meno aneddotici e mistificatori. Componenti queste ultime che sempre tanto favoriscono la facile diffusione.

il nostro è un mondo apparentemente arido, perché privo naturalmente di tutte quelle componenti curiose, pittoresche, sino alla morbosità che invece sono la sostanza di tutta “l’arte” dei nostri giorni sulla quale è facile opinare, come tutta la critica di massa, improvvisata o strumentale, è abituata a fare.

wilding è già un lavoratore instancabile ed evolve il suo modo di operare conseguentemente.

sovrappone di alcuni centimetri una lastra di plexiglas, sulla quale sono tracciate sottili linee verticali parallele, su un disegno di fondo formato anch’esso da sottili linee parallele ma a gruppi modulari impercettibilmente inclinati gli uni rispetto agli altri: si determinao così strutture ottico-dinamiche regolari assolutamente imprevedibili come la grande “scheinbewegung 5-63” del 1963 esposta al museum of modern arte di new york a “the responsive eye” che determinò il successo dell’arte cinetica ma anche un suo restringimento temporale e la sua fine per le infinite brutte copie dei più biechi plagiatori e copiatori interessati alla sola possibilità attrattiva di questi fenomeni resi superficiali e vuoti.

le nostre idee furono manipolate dai mezzi di diffusione di massa che volgarizzarono e banalizzarono, e le privarono di ogni ideologia o da “artisti”, specie americani, interessati solo alle possibilità attraenti e remunerative e facilmente inseribili in una appagante situazione alla moda.

si pensi poi al saccheggio che ad esempio sol slewit ha fatto a morellet o quanto bridget riley abbia attinto, oltre dieci anni dopo, dallo stesso wilding autore nel 1951 di una opera come “schachbrett-variation”.

per wilding gli anni ’60 sono l’epoca d’oro con la produzione delle sue opere migliori, essenziali dove il solo minimo spostamento di registro tra l’immagine di fondo e la sovrapposizione produce una ricchezza di effetti che sono divenuti gli archetipi dell’arte ottica come lo è “scheinbewegung strahlenraster (sonne)” del 1966.

queste idee plastiche e questa tecnica della sovrapposizione di linee sempre rigorosamente nere su bianco portarono wilding alla produzione di multipli prodotti in molte variazioni e dimensioni anche in grandi quantità la qual cosa aveva, ed avrebbe ancora, un significato fortemente sociale già peraltro teorizzato e voluto da molti componenti delle nuove tendenze e dall’omonimo gruppo n di Padova in special modo. Qui credi sia opportuno citare quanto wilding dice sulla moltiplicazione. “si ha una esplosione demografica  nel mondo e con ciò aumenta anche il bisogno di nutrimento dello spirito.

questo bisogno non si riesce più a soddisfare soltanto fornendo opere originali.

l’artista ha quindi anche una responsabilità sociale e deve rendere accessibile la sua arte al maggior numero possibile di persone. Questo è possibile solo con l’aiuto della moltiplicazione. Nel campo della musica e della letteratura è già stato farro questo passo, nell’arte figurativa però…” (forse) siamo ancora lontani??

il lavoro di wilding continua e negli anni ’60 egli giunge alle illusioni volumetriche che sono la logica evoluzione, sorprendente, dello stesso modo di operare: sempre sovrapponendo ad una immagine fissa, ma non piana, di fondo una superficie trasparente con linee verticali parallele ravvicinate; esemplare “stereoskopisches objekt mit gummibando (erstes), v. vorne, n. hinten” del 1975 con effetti di convessità e concavità.

lungo lavoro, dicevo, e grande produzione negli anni ‘8’ tridimensionalità ottenuta con l’impiego dei colori verde e rosso su campi neutri, divedersi con gli occhiali, appunto verdi e rossi “analogy phen-grafik mit kreisen” del 1984. negli anni ’90 sfruttando la trasparenza, gli spessori e le rifrazioni del metacrilato con “objekt mit formveranderung raumlicher konstruktivismus” (f.v.) 1996.  fino alle recenti “anamophosen (anam), flachig, spitzwinklig betrachten” 1998 l’una a linee rette l’altra a linee curve o “tropel’oeil flachig” 1999, che preferisco pensare come macroscopizzazioni delle iniziali microscopizzazioni, divenute oggi fatti coinvolgenti più che a livello mentale a livello di situazione ambientali, di spazi illusori, oggi le indagini di ludwing wilding continuano con impegno, oltre che estetico di abbinamento, riferimento sociale alle istanze e problematiche attuali come documentano gli scritti che affiancano le sue realizzazioni plastiche.

 

getulio alviani, aprile 2004

 

 

 

 riassunto percorsi 1948-2003

 

1948 – 1955 prime incisioni in linoleum, disegni e collages

1960 svolta, nuovo inizio, primi oggetti con movimento apparente

1962 disegni ed immagini a “sovrapposizione” (bidimensionali)

1963 – 1973 oggetti con movimento apparente (tridimensionali)

1974 primi oggetti e corpi paradossali

1975 scoperta delle interferenze di linee stereoscopiche

1975 – 1976 oggetti stereoscopici con corde elastiche

1978 immagini stereoscopiche con vetro scanalato

1979 – 1981 immagini stereoscopiche con griglia di precisione

1984 collages tridimensionali con righe e griglia di linee

1986 oggetti con movimento apparente complesso

1987 microstrutture, sovrapposizioni di linee multiple

1988 oggetti “fenditura” (“splat-objekte) con griglia orizzontale e strutture di linee

1990 immagini con strutture geometriche frattali, bidimensionali

1993 oggetti con movimento apparente, griglia speciale più fine

1996 oggetti con “trasformazione di forme”, costruttivismo tridimensionale

1988 anamorfosi bidimensionali, “shaped canvas”

1999 trompes l’oeils bidimensionali, “shaped canvas”

2000 oggetti con movimento apparente rotatorio

2001 immagini bidimensionali con nanostrutture

2003 corpi paradossali con prospettiva negativa

2003 oggetti con stereoscopia “fenditura” “(spalt-stereoskopie”)

 
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arte struktura

l'associazione culturale e centro internazionale d'arte contemporanea arte struktura, con sede in via mercato - milano, opera nel campo del costruttivismo, del cinevisualismo e dell'arte concreta.

oltre trent'anni di attività culturali, organizzative, espositive ed editoriali internazionali rappresentano la continuità  della storia e la coerenza della ricerca dell'associazione nella promozione e divulgazione delle arti plastiche inoggettive

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