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Fiera di Bergamo:

Sono all’arte fiera di Bergamo ed ho davanti a me l’immagine di un’opera di Giuseppe Chiari, un foglio bianco con scritto:”L’arte non esiste tu puoi crederci la vita è tua”. L’artista fiorentino, recentemente scomparso, è stato poeta visivo, compositore (sulla scia del musicista Jon Cage) e protagonista di molti happening con il gruppo newyorkese FLUXSUS. Ma non è di quello che vorrei parlare bensì del persistere e, anzi, dell’aumentare sempre più frenetico delle fiere d’arte che ormai hanno sostituito le gallerie nel proporre le loro "merci". Quelle cose, o opere, che nella frase di Chiari "potrebbero", uso il condizionale, non esistere addirittura. Bergamo pare si sia presa una grossa fetta di pubblico rispetto a Brescia, a giudicare dal numero delle gallerie presenti e da come il pubblico  affollava gli stands. Direi però che non è più un problema di concorrenza tra città vicine (o cugine come si dice nel caso di Bergamo e Brescia) bensì del fatto che un ribaltamento  generale è in atto da oltre un decennio e le fiere d’arte (ormai ogni città italiana ne ha una) sono diventate il principale fattore di questo stravolgimento. Come andrà a finire se lo chiedono in molti, in primis i galleristi, presi in questo apparato sempre più cinico e sempre meno disposto a "fare prigionieri". Di una cosa possiamo però essere certi, a rimetterci saranno le gallerie più serie e più preparate culturalmente a vendere queste "merci", quelle che non programmano artisti e tendenze  al tavolino o al computer.

Beppe Bonetti

Beppe Bonetti
Dal giornale "Il Brescia"

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