TONINO GUERRA E PAOLO GUBINELLI
Due artisti, due comuni incontri con la poesia. Vorrei guardare ai loro lavori qui raccolti, lavori di segni e colori, di forme stralunate e tracce danzanti, invertendo il campo di visione con cui il più anziano dei due Tonino Guerra intitolò anni addietro una sua mostra: ‘Con la poesia alle spalle’. Vorrei appunto disporre la poesia a fronte, quale prospetto d’orizzonte per entrambi sempre mirante e coinvolgente.
Come ad avere la luce dinanzi non per abbagliare ma per tenere il campo schiarito, il segno d’immagine terso nei giochi di fantasia e di pura mobilità compositiva. Le opere di Guerra e quelle di Gubinelli raccolgono segni che vagano nello spazio, quello del foglio marezzato di colori o illuminato dal proprio biancore cartaceo. Segni configuranti e segni astratti animati da un comune vento di poesia, di lirica espansione compositiva. Gli oggetti, le figure, gli animali dei disegni acquerellati, dei collage di Guerra appaiono disposti su soglie di evanescenze, di ingenite metamorfosi commutanti e miscelanti le proprie naturali sembianze; le tracce, le imprimiture, i segni grafici di Gubinelli si mostrano votati per propria natura all’indicibile, all’assenza di riconoscibili fisionomie. Eppure in ciascuno dei lavori esposti si è in grado di leggere, di accogliere il senso che li regge, che ne trama il nesso d’immagine.
Questo, come sempre, di contro ad ogni abitudinaria e convenzionale logica discorsiva, è il potere comunicativo della poesia. Guerra, maestro di sceneggiature cinematografiche, ha da sempre affidato ai segni figuranti una sorta di interagente e intercambiabile dialogo in cui le fattezze, le sembianze dei disegni si stringono ed estendono, si isolano e fondono con altri disegni di fattezze e sembianze. La natura e il mondo degli oggetti partecipano di uno stesso divenire in immagine, di un solidale effluvio compositivo. Tutto si dispone al gioco delle fantasie e degli umori, dei pretesti e delle memorie similmente ai colori e alle vaghe disposizioni di una fiaba schagalliana sciolta dai soliti vincoli narrativi di tempo e spazio.
Per Gubinelli l’incedere verso la poesia, lo spunto del racconto come la sceneggiatura del segno restano una scommessa con l’invisibile. Quello possibile ai nostri occhi dall’arte astratta secondo un’altra delle condizioni comunicative che il segno d’immagine affida ai poteri reconditi della poesia. I suoi segni a rilievo, i suoi tratti campiti di colori sono più che un gioco della visione un gioco dello spirito. Per virtù di poesia il senso indicibile della parola può sconfinare nel senso ineffabile dell’immagine. Altri poeti-pittori, Kandinsky, Arp, Michaux , hanno come Gubinelli perseguito le vie della significazione invisibile, le vie dell’immagine assoluta.
Sorrento, dicembre 2010
Luigi Paolo Finizio
TONINO GUERRA, ALCUNE OPERE:
PAOLO GUBINELLI, ALCUNE OPERE: