"… L’arte, forse, come episodio di salvezza, come pratica
dell’oblio, come sfida al tempo, come recupero del desiderio, come forza
morale, come tentativo di esorcizzare la
sofferenza e la morte".
Rosma Scuteri, "New York anni Ottanta"
C’è un particolare carattere nell’esposizione dal titolo
Razionalità e Inconscio: anzi, questa mostra, sollecitata quasi dal caso,
acquisisce presenze artistiche molto diverse ed è mirata ad unificarle.
Pittura, ceramica, installazioni, costruzioni geometriche muovono sul
filone della ricerca artistica contemporanea due linguaggi: offrono in
particolare, il duplice tema del figurativo e dell’aniconico, o del non
figurativo. Uno scontro violento? Non in questa prospettiva espositiva,
che può agevolmente presentarsi come un progetto di disponibilità anche
ottica, in un confronto tra la figura e le sue declinazioni pittoriche,
distinta da lavori dinamici caratterizzati dalla perdita della stessa
immagine. Da un lato, ecco la memoria storica attraverso il
sedimentarsi di elementi di rappresentazione, di racconti iconici
rintracciabili nei singoli contributi che distinguono Manuela Bedeschi,
Marina Begnini, Fausto Gervasi e Silvana Ticci e, dall’altro, delle
interpretazioni personali tutte riconducibili a regole geometriche
innestate su valenze percettive del gruppo MADI, ben evidenziato da
Vincenzo Mascia, Gianfranco Nicolato, Gaetano Pinna, Piergiorgio Zangara. Certo Razionalità e
inconscio compone tendenze espressive diverse, anche complesse, per sviluppare una
conoscenza sul clima della ricerca artistica degli ultimi decenni. Per intendere: aderendo al gruppo
MADI (MAterialismo DIalettico), che
si presenta organizzato
sulla scena italiana nei primi anni
90’ e trova in Argentina la sua avanguardia nel ‘46, Mascia, Nicolato,
Pinna e Zangara, in relazione fin dall’avvio con posizioni di spicco,
dimostrano nelle opere la fedeltà al gruppo italiano; anzi sperimentano in
comune la forza rinnovatrice di quelle prospettive, che riscattano la
geometria in un’immagine libera da ogni intensità emotiva incentrandola,
piuttosto, sulla sperimentazione di nuovi materiali, sull’oggetto e sulle
possibilità del movimento; o meglio, regolata sui principi storici del
"Colore e bidimensionalità. Forma poligonale.Forma curva, concava e
convessa". Tali caratteristiche sono assunte da formidabili indicatrici di
valore, che conducono alla sintesi dialettica tra corollari geometrici e
variabili percettive, così da svilupparsi in una sorta di metamorfosi
virtuosistica nelle opere di Mascia, in linea con le composizioni
sintetiche di pannelli sovrapposti in strutture geometriche, a differenza di Nicolato, che introduce un
movimento vibrante a sorpresa, perché arricchisce di componenti diverse le
costruzioni sagomate, sia per la configurazione sia per il colore. Pinna,
dal canto suo, rimane fedele alla combinazione di superfici piane, da dove
evadono per lo più aste metalliche, o "vettori" nello spazio; parimenti
Zangara coniuga cicli di forme geometriche primarie, alleggerite
cromaticamente dalla scomposizione dinamica della luminosità. Certo
appare subito la differenza nelle opere degli artisti più aderenti al tema
della figura o al piacere del racconto: è un muoversi con scioltezza verso
indicazioni per lo più atemporali: senso plastico, equilibrio compositivo,
innovazione nella tradizione. Si ritrova anche qui, nelle caratteristiche
della pittura, dell’assemblaggio e della ceramica l’influenza della
classicità; ma in più profondo, e lo dimostrano le opere, anche dimensioni
più fluide, degli itinerari più solitari non riconducibili a schieramenti
in un percorso creativo declinato, quasi del tutto, al femminile. Esiste una costante nell’opera di Bedeschi,
ed è quanto possa risultare incisiva la
materia nell’integrarsi con la pittura. A
questo proposito l’inserimento è minimo e il prelievo avviene sulla scia
del vissuto personale. Begnini dà corpo a sinuose figure femminili, ricche
di delicato cromatismo, che danno spettacolo sospese tra fantasia e sogno.
Anche le suggestive ceramiche di Gervasi trasmettono, come un segnale visivo immediato, un’inconsueta
vivacità di colore e di luce. Si unisce, molto diversa, Ticci Pirrello:
avviene che tensioni espressioniste perlustrino territori ampi, in modo
tale da rivelarsi dilatati in una complessa iconologia.
Maria Lucia Ferraguti Vicenza, estate
MMIV
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