"IL SEGNO CERAMICO" DI LUIGI PAOLO FINIZIO

Il segno ceramico di Gubinelli.

Si sa, il segno che figura ha preceduto l’avvento della scrittura, e da quei tempi remoti, anche quando le sue portate di senso erano solo nella volatilità orale, il segno che dice, il segno che indica si è sempre dato una veste fisica, una trasmissione materiale. Rivendicando un proprio significare indipendente, una propria virtualità espressiva, allora come oggi non sempre il segno si è consegnato soltanto alla parola. Di qui una particolare disponibilità a darsi un corpo o meglio a investire del suo tratto ogni materia che lo accoglie.

Il segno di Gubinelli, segno astratto, appare per sua natura votato a tale disseminazione dai tempi dei suoi ‘Studi di architettura’. Chi ha seguito e segue la sua arte conosce la migrazione spaziale del suo segno sulla carta, sulle sue trasparenze e opacità, sui suoi biancori e assorbenze di colore, sulle sue pieghe e srotolamenti a telero. La sottile e lieve disposizione, anche quando incide o si aggetta sul campo, mostra come un tratto di luce aderire al fragile supporto cartaceo, si tiene arioso di colori nei suoi labili confini smarginati. Ora invece il segno è migrato verso il ceramico, ne ha assunto gli azzardi del fuoco e le consistenze di materia e colore.

Libero e docile, danzante e costruttivo il segno di Gubinelli  risponde con liricità alla natura e alle pratiche dei materiali che lo ricevono. Ne assume tutte le verifiche e consistenze che il manufatto ceramico richiede. Appare come concedere e allo stesso tempo imprimere l’idea compositiva che quale segno, nato sulla carta, dipana e trama attraverso le tecniche e i passaggi esecutivi, dalla matrice in gesso ai bagni e cotture dell’opera finale. L’idea si fa materiale, il suo senso aniconico assume peso e durezza.

Al foglio lindo di luce, quello bianco del poeta, il segno di Gubinelli ha sempre conferito un compito di aderenza plasmante allo spazio d’immagine nella sua vaga e tessuta articolazione di colore. Col passare sul campo della ceramica la scommessa con il fuoco è di rigenerare lo stesso senso d’immagine, la stessa  leggera mobilità tra segno e colore, ma poi la natura del materiale fa subito avvertire le sue esigenze e pertinenze fisiche. Il suscitante gioco fluente e liquido di segno e colore sulla carta muta in un progetto, in una matrice e le sue varianti. Il transito a cottura sulle paste e i lustri ceramici di segno e colore li rendono più netti. Dai ‘Graffi su carta’ ai ‘Rilievi su ceramica’, si dispone una resa risoluta e compatta, un tratto e una stesura cromatica maggiormente contenuti e decisi sul campo d’immagine.

Luigi Paolo Finizio

Sorrento maggio 2010 

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