COMUNE di CASTELRAIMONDO
Macerata

CARMINE BENINCASA 2008

A BERNARDINO CAMPELLO

Il regno dei colori non è una giostra di disordine. È rigore, esprit de géométrie, quando questa è totalità di esprit de finesse, quando la geometria è pienezza di poesia . Il colore è desiderio e mistero. E’ risveglio del mondo e della coscienza del mondo. Il colore è Gloria del mondo, è splendore della realtà della Luce.

Il colore è aritmetica profondamente segreta, è armonia e scompiglio, è disperazione nel cammino ed è estasi nel compimento. E’ concerto ininterrotto ed è musica silenziosa, è il tempo delle cose e stazione della storia. L’ amico

J. Guitton scriveva : “alla fine della mia vita, credo che per afferrare il mistero ultimo la pittura sia superiore alla musica. Solo la pittura permette di indovinare ciò che sarà il tempo, quando la successione sarà scomparsa e tutto diverrà simultaneo”.

Tutto questo mi volteggia all’orizzonte della coscienza ogni volta che guardo

la litania ininterrotta di un’opera di Paolo Gubinelli. La sua opera è liturgia gregoriana nella cattedrale gotica di questo tempo “arido e secco” ( T.S. Eliot ). Nella sua opera l’occhio non smette di guardare sguardi che scorrono invisibili nello scivolare di uno spazio attorcigliato nel tempo presente. E’ un mistero silenzioso di un colloquio, è comunione tra presente ed eterno. La sua opera è mistero dell’essere.

Dalla fine del Medioevo, osservava il filosofo J. Guitton, la filosofia si è afferrata allo spirito. È arrivato il momento di riscoprire l’essere.

La pittura di P. Klee e di Gubinelli e la più alta poesia del XX° secolo ( da T.S. Eliot a E. Montale a Kavafis Adonis e altri ) mi mettono in presenza delle cose stesse, della realtà, dello stupore del vero. In Gubinelli la pittura ricerca la presenza delle cose stesse.

 “Passerai le mura delle ferite”, scrive Adonis in un frammento. E ancora

“Quando e come un’ala diventa varco per il passaggio?”. Questo, e oltre, è l’opera estenuante, fino al grido ultimo, di Gubinelli. Che conduce oltre ogni ferita acerba e lacerante fino al paesaggio della pace, dell’hallelujah del Maranatha . È gioco saltellante e amaro, “gioco di delizia… i giocatori si lasciano trasportare dalle passioni” ( Ali Ahamad Said Adonis ). Come scrive H.G.è Gadamer in Wahrheit und Methode “il gioco gioca i giocatori” e presuppone “leggerezza e abbandono”. Proprio come i segni di questa inedita pittura ininterminabile di P. Gubinelli. E in questo frammento di Adonis si identifica incondizionatamente tutta l’opera di P. Gubinelli : “L’infanzia è luce… Proseguo il cammino lungo una via che non so dove porta”.

“Il tronco del pioppo… un giorno diventerà cenere, quasi lo vedo come un fuoco spento”, scrive Adonis. E in effetti “dov’è il fuoco?” si domanda E. Jabès.

“Sotto la cenere” risponde e continua “dov’è Dio ?... sotto la cenere ”. E in Gubinelli la luce è sotto la reiterata malinconia di segni che ripetono se stessi nell’indecifrabilità di una “estenuante pignoleria” ( G. Ungaretti ). Questa è poesia, cuore del creato, hallelujah di sensi e di visione, cantico apocalittico per l’Epifania di ciò che è già qui nelle cose e nelle orme di tracce e frammenti, anche se “non ancora“.

 

 Carmine Benincasa

Mercoledì delle Ceneri – Roma Febbraio 2008

Ed. Grafostil - Comune di Castelraimondo (MC)

Castello di Lanciano

15 poesie inedite in italiano di Adonis


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