OPERAZIONE VISIVA di VERIFICA
Presentazione di
Francesca Brandes
Dal 18 Marzo al 15
Aprile 2006
Scrivere, solo per scrivere, non è scrivere…
James Krote
Si
può ancora definire, di questi tempi, una
salute del segno?
Il quesito, nella
Babele dei “neo”e dei “post”in cui ormai naviga la cultura visuale
contemporanea, non appaia ozioso. Il massimo di specificazione a cui
si riesce a ricondurre la trama dell’opera corrisponde ad un sistema
binario: o il segno si manifesta in una forma per così dire
“viscerale”, indicazione di un momento, di un aspetto interno e
segreto e non più di un concetto (e ci si trova, allora, dalla parte
dello stile) o si dà in una forma decisamente cerebrale, ridotto ad
un’equazione algebrica; come nel teatro cinese, in cui una bandiera
basta ad individuare un reggimento.
Entrambe le soluzioni peccano di scarsa aderenza al mondo, si può
affermare – semplificando all’osso – di scarso senso civico. Così
stupiscono (dopo quasi un trentennio d’instancabile attività
artistica in senso stretto e di promozione culturale) la freschezza
e la coerenza del gruppo Verifica 8+1.
Una questione di autonomia e di responsabilità: nei confronti della
sperimentazione e del pubblico, gli artisti di Verifica – ognuno
secondo specifici percorsi –
hanno saputo garantire quella
salute
che li fa ancor oggi protagonisti (al di là
delle mode) di autentici tracciati di comprensione, condivisione
dello spazio, lettura del mondo in un’accezione assieme
fenomenologica e trascendentale. Da
sempre, questi operatori pongono in atto un’efficace
sem-analisi
formale e contenutistica,
con risultati talvolta rivoluzionari: come se tenessero un discorso
– innocente e perciò pericoloso – contro ogni ideologia imperante,
ogni dettato rigido, ogni conformismo. La loro passione, nel
perseverare, si confronta di continuo con una fondamentale domanda,
rivolta sia a se stessi che al pubblico dei fruitori: in quale modo
possiamo imparare guardando? Il presupposto sperimentale resta
forte, ed altrettanto l’umiltà, la pulizia, la serietà che conducono
il gioco. Ecco perché ogni uscita del gruppo è una scoperta. Nel
corso degli anni, vi abbiamo via via individuato alcune coordinate
di base: l’attenzione all’arte cinetica, i richiami al concettuale,
la sete di geometria, lo studio della percettività cromatica e delle
fonti luminose. Allo stesso tempo, si è evidenziata
quella che si potrebbe definire come la
forza di spostamento
ideale di Verifica.
Spostare significa far esplodere l’intellegibilità dell’abituale,
per porre in discussione le forme; dimostrare, calcolando. Spostare
porta a modificare, trasporre, cambiare di ritmo. L’intelligenza si
sposta, con elasticità. Accoglie il nuovo, non il “neo”. E’questa
forza che trasforma l’oggetto osservato in sistema significante, poi
sviluppa una conoscenza acuta delle “parole per dirlo”: così il
testo può stravolgere la vecchia nozione di opera, di totalità
chiusa. E’sempre il testo – e gli operatori di Verifica non si
sottraggono alla sfida – a porre domande critiche
all’interlocutore-osservatore: che cosa permette di controllare il
concetto di segno? Quali sono i limiti del significante? Ancora una
volta, in quale modo possiamo imparare guardando? In tale spostarsi
con il mondo, che è disturbarsi, mettersi fuori posto, dis-piegarsi
alle regole fisiche, sta anche il segreto
di
questa nuova
Operazione visiva:
la domanda sempre più importante delle risposte, l’ansia di un
futuro possibile, perché civile, aperto e condiviso.
La vertigine è ciò che non finisce
ha
scritto Roland Barthes. Quindi, trascinante, vive.
Francesca Brandes