Ho appena memoria di quel lontano e
tragico 1999, quando per ricordare una persona cara prematuramente
scomparsa decisi di presentare i dipinti di una famosa artista
mantovana, aprendo la casa ad ospiti che forse in una più tradizionale
galleria non sarebbero mai entrati. Quasi inconsciamente sbalzato nel
mondo della pittura, ho costituito l’associazione culturale “ LA CASA
DI ROS”, che alla stregua di una forza misteriosa mi ha spinto ad
apprendere le nozioni di base della storia dell’arte e nel contempo mi
ha guidato nella frequentazione dei laboratori-studi di molti artisti
contemporanei. Mi sono poi avventurato, nei difficili ma affascinanti
sentieri della poesia, della musica e del teatro; quest’ultima
disciplina mi ha talmente coinvolto da stimolare la mia audacia di
sconsiderato autodidatta sino ad interpretare brani di artisti o
riflessioni da me scritte.
Le esposizioni, gli spettacoli e le
performances si sono susseguite nel corso degli anni contribuendo a
trasmettere cultura avvicinando ognuno di noi alle varie espressioni
artistiche e tutto ciò semplicemente senza ampollose ed interminabili
oratorie. Gli eventi vengono realizzati in un casale del 700’, che amo
descrivere ricco non di cose ma di emozioni, situato nella campagna
limitrofa al corpo monastico-polironiano di San Benedetto Po. Luogo di
cultura, casa delle arti nel senso di abitazione votata ad accogliere
artisti che non sempre passano per le griglie ufficiali della notorietà,
ma che esternano sensibilità che si trasformano in senso critico “agito”
ed è in questa loro ricerca continua del superarsi che producono una
espressività di alta qualità.
Ritengo che questa dimora sia la
maggiore espressione di cultura “altra” intesa come volontà di salvare
questa corte lombarda, già in disuso da anni, poi recuperata grazie ad
un restauro conservativo lungo, laborioso e che ha mantenuto inalterata
la tradizionale vivibilità di un tempo, permettendo di attutire i
fragori di una assordante civiltà consumistica. La soglia di casa assume
un valore simbolico e come posso non ricordare i versi di Rainer M.
Rilke nelle Elegie Duinesi……..” Soglia: oh, pensa che è, per due che si
amano logorare un po’ la propria soglia di casa già alquanto consunta,
anche loro, dopo dei tanti di prima, e prima di quelli di
dopo……….leggermente”. Sembra quasi che queste costruzioni abbiano il
fascino o il potere di farti rivivere le emozioni delle generazioni
passate che ormai appartengono all’archetipo umano.
Ed è in questo contesto che
successivamente nasce “la storia del pane” ; quando casualmente mi
accorgo della possibilità di riattivare un vecchio forno utilizzato in
passato per la panificazione. Dopo molte ricerche riesco a ricostruire i
passaggi e le varie fasi di questo rito, realizzando un prodotto che
tramanda profumi e sapori da tempo scomparsi o mistificati dalle veloci
lavorazioni industriali.
Gli artisti si incontrano e si
confondono con gli ospiti permettendo l’approfondimento di problematiche
culturali, il tutto in uno scenario circondato da tavoloni imbanditi di
pane fatto in casa, salumi caserecci e piatti poveri ma autentici, che
ricalcano la più severa tradizione contadina.
Questo è lo spirito che anima e muove
l’iniziativa che si distingue per l’entusiasmo con cui cerca di
trasmettere una nuova filosofia di vita dove l’arte, da protagonista,
detta i tempi del quotidiano.