L'artista padovano, alla sua prima
personale a Mestre, presenta 30 opere recenti. Sono
importanti perché segnano un cambiamento nel suo percorso
artistico, caratterizzato dalla scelta di un supporto di
materiale povero, come il cartoncino, sul quale linee diritte,
inclinate o serpeggianti dai colori vivacissimi vibrano e nello
stesso tempo proiettano una illusoria terza dimensione.
Presenta la mostra
Claudio A. Barzaghi.
"La vita comincia a
quarant'anni" ,
recita l'adagio. Ma
quando arriva l'intuizione che te la cambia la vita? Non si sa,
o non si può dire! Però un aiuto per capirlo potrebbe darcelo
Roberto Sgarbossa, lui che a un certo punto del cammino la
giusta soluzione se la ritrova davanti, a portata di mano, già
imbrigliata nelle sue corde espressive. E così, come alcuni
grandi, ricomincia da tre: "punto, linea e superficie".
Basta guardarle
le sue opere, magari da vicino, magari compiendo piccoli
spostamenti per il corpo o con il capo, per capire quanto sia
stato felice l'incontro con un materiale povero o sottovalutato
qual è il cartoncino. Sotto il suo pennello il rilievo del
supporto diventa una ricca "superficie", animata, duttile,
colorata, ingannevole e complice; come si conviene alle cose che
celano un segreto. E poi la "linea", o meglio, il suo
trionfo. Qui le linee - dritte, inclinate o serpeggianti che
siano - vibrano e seducono, semplicemente, privilegio
concesso solo a chi possiede e sa mantenere un segreto, appunto.
Apparentemente il
tris è incompleto, manca il "punto". Ma anche questa è
un'illusione, infatti gioca a rimpiattino con l'occhio
dell'osservatore, esattamente li dove le linee s'incrociano
sovrapponendosi e lì dove si segmentano a tal punto da ridursi a
unità minima. L'artista/tessitore Sgarbossa la sa lunga.
Poi si dovrebbe
parlare del gusto e dell'abilità con la quale vengono scelti e
accostati i colori, e almeno accennare all'invasione dello
spazio, allo sfondamento nella terza dimensione delle nuove
forme totemiche, insomma, la serimentazione tuttora in corso.
Però sarebbe, ingiusto, le opere si devono vedere e rivedere,non
tutto si svela di un segreto. Che segreto sarebbe?
Claudio A.
Barzaghi