Tino Stefanoni
Non mi sono mai piaciuti gli “artisti
saltimbanchi”,quelli “travestiti da artisti”coloro che
antepongono un
loro modo di apparire e di farsi ricordare come personaggi, più
che per l’arte che riescono a produrre.Al contrario ho sempre
istintivamente apprezzato quelle personalità artistiche che
sapevano tenere in se un loro mondo artistico e poetico,quasi
senza darlo a vedere.E Tino Stefanoni,nato a Lecco nel 1937 e
ora in mostra sui due piani della Galleria Colossi Arte
Contemporanea corsia del Gambero 12, rientra per me in questa
categoria di artisti che antepone la sostanza e l’interiorità
rispetto all’effetto che sa produrre sul pubblico.Di pubblico
Stefanoni ne ha avuto,e ne ha oggi molto che ha apprezzato e
apprezza il suo lavoro.Da quarant’anni allestisce mostre un po’
in tutto il mondo riuscendo sempre, con una pittura chiara e
limpida, a comunicare emozione e poesia.Con un bel testo di
Ilaria Bignotti “Tino Stefanoni,istruzione per l’uso(della
pittura?)”viene presentato un volume (più DVD) con
un’impostazione antologica,dove non mancano appunti e aforismi
sull’arte dell’artista lecchese, molto utili per approfondirne
la personalità. Ad esempio”La società ci nega sempre di più il
tempo per riflettere e meditare.L’artista,se non altro,ha la
responsabilità di risolvere questo problema.”e anche”Sono sempre
più certo di prediligere,tra le varie forme d’arte, quelle che
cercano di raggiungere la sfera della poesia
attraverso
un linguaggio essenziale e primario.”Condivido in pieno1
Beppe Bonetti