Che cos'è la BauForm: Giosuè Marongiu, Maracalagonis 16 luglio 2002...A cura degli operatori artistici del L.I.G.:
Beppe Bonetti, Giosuè Marongiu, Rudolph Rainer, Milan ZoricicIn questo spazio si intende denunciare e dibattere, quelle insofferenze sociali/generazionali che umiliano le realtà artistiche operanti nel mondo culturale dell'arte contemporanea; sottolineando di volta in volta le cause, che in questo nuovo millennio, paralizzano ed umiliano, quelle che dovrebbero essere le normali evoluzioni dell'arte, in grado di dare quella continuità storica, necessaria, a garantire la libertà intellettuale dell'uomo attraverso l'affermazione e l'espressione dell'arte, quale unico e insostituibile interprete in grado di dare senso alla sopravvivenza su questo pianeta...
Ci occuperemo altresì, di tutti quegli artisti validi che con il tempo sono stati messi nel dimenticatoio, nella speranza di ridare, come è dovuto, dignità e lustro a coloro che hanno contribuito, in maniera sostanziale, all'evoluzione dell'arte.Un doveroso ringraziamento, va a tutti coloro che vorranno unirsi a questa voce, di modo che, anche chi è un poco sordo riesca a sentirla...
Il L.I.G.
16 settembre 2007
"IN RICORDO DI JIRI' KOLAR"
Brescia è stata,dal dopoguerra, un crocevia importante per l’arte contemporanea. Dalla Collezione Feroldi (coi Modiglioni e i Picasso) alla COLLEZIONE CAVELLINI (che fu punto di riferimento sul contemporaneo, fino agli anni 70). Quello che rappresenti oggi Brescia, nel campo dell’arte contemporanea,verrà chiarito tra qualche decennio, forse. Ma ora vorrei ricordare un artista,( in questo caso uso la parola senza esitazioni) Jìri Kolàr, nato nel 1914 in quella che era la Cecoslovacchia e più precisamente in Boemia, ma vissuto per anni fuori dalla sua nazione per problemi con il regime comunista che più volte lo imprigionò cercando di impedirgli di esprimersi. Le gallerie La Città,e la Sincron presentavano spesso opere di Jirì Kolàr. Lo incontrai per la prima volta nell’83 a Parigi in occasione di una sua mostra nella galleria Le Long. La personalità di Kolàr è stata poliedrica e complessa, situata a quel confine dove letteratura, poesia ed immagine riprodotta convergono per frantumarsi e fondersi in nuovi distillati alchimici.Con la “Praga Magica”nel cuore,firmatario di Carta 77,artista colto,aristocratico,ha rappresentato un’Europa destinata a scomparire, se non già scomparsa. Le parole frantumate, da lui usate per rivestire le cose e gli oggetti sembravano il tentativo di riinventare un mondo,e le cose del mondo, oramai prive di senso. Nelle opere di Kolàr,come nella Macondo di Marquez…”le cose non avevano nome e bisognava indicarle col dito”Riguardiamo il suo lavoro.
Beppe BonettiDal giornale "Il Brescia" 4 dicembre 2006
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