Che cos'è la BauForm: Giosuè Marongiu, Maracalagonis 16 luglio 2002...A cura degli operatori artistici del L.I.G.:
Beppe Bonetti, Giosuè Marongiu, Rudolph Rainer, Milan ZoricicIn questo spazio si intende denunciare e dibattere, quelle insofferenze sociali/generazionali che umiliano le realtà artistiche operanti nel mondo culturale dell'arte contemporanea; sottolineando di volta in volta le cause, che in questo nuovo millennio, paralizzano ed umiliano, quelle che dovrebbero essere le normali evoluzioni dell'arte, in grado di dare quella continuità storica, necessaria, a garantire la libertà intellettuale dell'uomo attraverso l'affermazione e l'espressione dell'arte, quale unico e insostituibile interprete in grado di dare senso alla sopravvivenza su questo pianeta...
Ci occuperemo altresì, di tutti quegli artisti validi che con il tempo sono stati messi nel dimenticatoio, nella speranza di ridare, come è dovuto, dignità e lustro a coloro che hanno contribuito, in maniera sostanziale, all'evoluzione dell'arte.Un doveroso ringraziamento, va a tutti coloro che vorranno unirsi a questa voce, di modo che, anche chi è un poco sordo riesca a sentirla...
Il L.I.G.
16 settembre 2007
"IN RICORDO DI HUGO RODOLFO DEMARCO"
“HUGO RODOLFO DEMARCO, spentosi a Parigi nel 1995, ha lasciato a Brescia e dintorni molte tappe di quel casellario in cui ha tentato di classificare l’esercizio critico della pittura come sfida a una realtà labirintica e inafferrabile,in cui anche il tempo pare annullarsi improvvisamente” Così Fausto Lorenzi nel testo critico per la retrospettiva- DEMARCO NELLE COLLEZIONI BRESCIANE- dedicata dall’AAB all’artista da poco scomparso, e voluta dagli amici.Certo gli anni 60 e 70 non erano ancora anni nei quali si creavano artisti a tavolino,come accade oggi,ne era il tempo nel quale trionfava l’artista che la sparava più grossa,ma già si cominciava. E la purezza astratta di DEMARCO, imposta a livello internazionale già dal suo arrivo a Parigi nel 1958 lasciava stupiti proprio per la forza che emanava, priva di orpelli e retoriche inutili che niente avevano (e hanno) a che fare con l’arte,ma delle quali il mercato si nutre e nutre i suoi più sprovveduti fruitori.Demarco,già a quel tempo presente in importanti collezioni:“Peter Stuyvesant di Amsterdam il Musèe d’Art Moderne de La Ville de Paris,il Tel Aviv Museum o il Museum Soto-per citarne alcuni-iniziò la sua carriera dall’atelier di Sonia Delaunay. La grande artista russa lo prese con se e lo introdusse negli ambienti legati alla galleria Denise Renèe considerando fosse una grande promessa nel mondo dell’arte. Demarco ha lasciato a Brescia una” importante eredità”,disse Achille Cavellini, ma la città è impegnata in altre faccende.
Beppe BonettiDal giornale "Il Brescia" 4 dicembre 2006
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