FUSION ARTS
Associazione Culturale
Piazza Peyron 9 10143 Torino
Cell. 347/8750263 335/63.98.351www.fusiongallery.it info@fusiongallery.it
INTERNI ITALIANI 6
Mostra : Interni Italiani 6
Luoghi : OperArt via della Rocca 12, Fusion Art Gallery piazza Peyron 9 g TorinoPrima inaugurazione : OperArt via della Rocca 12 venerdì 5 dicembre 2008 ore 18
Durata : fino al 9 gennaio 2009 dal martedì al sabato 9.30 – 13 15.30 – 19.30
Artisti : Claudio Silvestrin, Vittorio ValenteInfo : 011/8173469 347/8750263 www.operart.it info@operart.it
Seconda inaugurazione :
Fusion Art Gallery piazza Peyron 9 g martedì 16 dicembre 2008 dalle 19 alle 23
Durata : fino al 3 febbraio 2009 martedì, giovedì e venerdì 16.30 – 19.30 o su appuntamento
Artisti : Ito Fukushi, Ale Guzzetti, Simone Micheli, Ettore Sottsass, Nello Teodori, Walter Vallini
Collaborazione : Turin – Gallery via Maria Vittoria 6 Torino
Ufficio Stampa : Marcella Germano 339/3531054
Info : 335/6398351 www.fusiongallery.it info@fusiongallery.it
Patrocinio : Regione Piemonte, Torino World Design Capital
Progetto ed allestimenti : Walter Vallini
Curatori : Walter Vallini, Edoardo Di Mauro
Quando, nei primi mesi del 2001, venne elaborato il progetto di “Interni Italiani”, l’intento degli ideatori, tutti provenienti da varie esperienze nell’ambito della creatività, era quello di produrre un evento in grado di sintetizzare il concetto di “arte” italiana in una accezione semantica il più ampia possibile che, partendo in prima istanza da un confronto tra gli specifici dell’arte visiva e del design, potesse in seguito estendersi anche ad altre discipline, rimarcando sempre le relazioni ed i punti di tangenza. “Interni Italiani” è quindi, per sua natura, un progetto duttile, aperto alle contaminazioni, realizzabile su scala più ristretta, ma sempre aperta ed interessante, nel rispetto della logistica e dei budget a disposizione, ed al pari pronto, qualora le circostanze lo permettano, ad espandersi nella dimensione tipica del grande evento. Dopo la prima edizione svoltasi presso la Sociedade Nacional des Belas Artes di Lisbona nel mese di aprile 2002, e la seconda nel periodo ottobre-novembre 2002 a Praga, presso la Cappella San Borromeo, affascinante sede espositiva annessa al locale Istituto Italiano di Cultura, “Interni Italiani” ha proseguito il suo percorso europeo approdando in un centro di grande rilevanza culturale come Berlino, presso la Kunsthaus Tacheles, e, successivamente, a Copenhagen, quarta puntata dell’evento, decisamente la più ampia ed articolata, suddivisa in tre manifestazioni da novembre 2004 a luglio 2005. Nel 2006, nuovamente a Lisbona, si è tenuta la quinta edizione dal titolo “Oggetti Luminosi & Dialoghi incrociati”. Con la sesta edizione “Interni Italiani” ritorna nel suolo luogo d’origine, pronta a ripartire aggiornata non appena si manifesteranno le condizioni.
L’ intento di “Interni Italiani” è duplice. Come recita infatti il testo introduttivo di Edoardo Di Mauro nel catalogo : “ … da un lato la valorizzazione della creatività italiana all’estero nelle non frequenti occasioni in cui, specie per le più recenti generazioni, questo si verifica, dall’altro la possibilità di compiere un’analisi del rapporto attualmente intercorrente tra l’ambito delle arti visive tradizionalmente inteso e, quello, per molti aspetti collegato, pur nella diversità dell’approccio mentale, del design e, a margine, dell’intero universo delle cosiddette “arti applicate”. Un approccio generato dalla medesima nascita in seno all’estesa categoria dell’artigianato, della “technè” inteso, nell’etimologia antica del termine, come concretizzazione oggettiva dei procedimenti mentali, connubio tra cultura “alta”, ideale e simbolica, e sua applicazione materiale, sinergia a lungo ignorata, ma ormai pienamente compresa nel clima della post modernità, dove ci troviamo a vivere e ad operare”.
“Interni Italiani” vuole essere, come già prima citato, rassegna duttile, aperta ai cambiamenti e, data la sua natura, intende proseguire il suo cammino, all’estero ed in Italia, ancora per alcuni anni.
Dopo la felice esperienza berlinese, coronamento del primo ciclo di mostre, che ci hanno permesso di saggiare tangibilmente la bontà del progetto, abbiamo progettato una seconda fase, impostata secondo i parametri di partenza, ma ulteriormente allargata a comprendere altri ambiti di creatività applicata quali la moda, la comunicazione interattiva e multimediale, l’enogastronomia.
La selezione dedicata alle arti visive è stata sempre indirizzata nei confronti di quelle esperienze, dal secondo dopoguerra ai giorni nostri, con una predilezione partecipe nei confronti dell’ultima generazione, quella più bisognosa di promozione internazionale, caratterizzate da un’attenzione nei confronti dell’oggetto, da un punto di vista sia concettuale che installativo, e dei nuovi materiali plastici e ritrovati tecnologici, adottando nei confronti del termine “interno” un atteggiamento tendente ad esaltarne il significato polisemantico, variante tra l’abbraccio e l’interazione tra “res cogitans” e “res extensa” e, all’opposto, il rifugiarsi “assente” in uno spazio riposto ed appartato in cui si dispiega la tensione interiore del singolo artefice.
Il primo ambito ad essere preso in esame è sempre comunque il design, dove è più evidente il debito – credito esistente col campo, spesso collimante ai limiti dell’omologia, dell’arte visiva.
Un percorso che fa del rapporto con la società dei fruitori, che si vuole sempre più allargata, la sua ragion d’essere. Dall’intuizione di Walter Benjamin sull’ “opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, alle utopie del “Bauhaus immaginista” nell’avanguardia artistica, fino al mixed – media del New Dada e del Nuovo Realismo ed all’uso di nuovi materiali e dell’oggetto nella sua nudità “secondaria” della Pop Art internazionale, che conobbe sviluppi estremamente interessanti proprio in Italia. Per giungere alle esperienze della post modernità, che con vari spunti, digressioni, fughe in avanti e repentini balzi all’indietro caratterizzano le vicende degli ultimi venticinque anni. Negli anni’80, in Italia, assistiamo ad un rapporto dell’arte con le nuove tecnologie ed i feticci mediali che iniziano a dilagare sempre più invasivamente nel territorio urbano. In un clima post ideologico e di rivalutazione dell’individualismo e degli aspetti esteticamente godibili dell’esistenza gli artisti adottano un nuovo oggettivismo come criterio di osservazione dell’universo sociale, mentre i designers, compresi numerosi esponenti già storicizzati, paiono rincorrerli e, talvolta, superarli, nell’adozione di coefficienti sempre più alti di decorazione e di inventività nella produzione di oggetti che tendonio a perdere il loro specifico di funzionalismo seriale per penetrare nel territorio auratico dell’irripetibilità. Nel decennio successivo verifichiamo una volontaria regressione dell’arte nei territori della smaterializzazione concettuale, dove gli oggetti, pur sempre presenti, vengono scomposti nella loro primarietà, per disvelarne i meccanismi di produzione mentale e dove il design riscopre il minimalismo progettuale e l’importanza della funzione pratica. Nei primi anni di questo nuovo millennio le carte si rimescolano nuovamente, riavvicinando, per taluni aspetti ed in presenza di quello che è un’enorme ampliamento dell’offerta creativa a tutti i livelli, le arti ad un clima simile a quello degli anni ’80, con gli artisti intenti ad esplorare la dimensione ludica ed innocente del gioco e dell’immaginario infantile e quella di una rinnovata dimensione artigianale del fare artistico, ispirazioni che paiono trovare precisa rispondenza nei territori delle creatività applicate.
Questi intenti programmatici si sono concretizzati al meglio con l’edizione di Copenhagen, realizzata in stretta collaborazione con la direttrice dell’Istituto Angela Trezza, che ebbe a suo tempo occasione di saggiare la bontà della nostra proposta quando ricopriva analogo ruolo a Praga, e grazie al prezioso contributo della Regione Piemonte e di una serie di sponsor privati.
La rassegna danese si è estesa temporalmente nell’arco di ben otto mesi comprendendo, oltre all’arte contemporanea ed al design oggetto delle precedenti edizioni, la sartoria d’autore, la videoarte e l’enogastronomia, quest’ultima con la degustazione di prodotti tipici piemontesi nell’ambito delle tre serate inaugurali.
La prima mostra , è stata curata da Walter Vallini con il titolo “Oggetti luminosi & dialoghi incrociati”. Motivo dell’allestimento l’interpretazione, da parte degli artisti e dei designer invitati, del tema della luce, fisicamente presente ed empaticamente sentito nei paesi nordici. Hanno esposto : Emiliano Cavalli, Design & Art Workshop, Luciano Gaglio, Carlo Giuliano, Gumdesign, Ale Guzzetti, Raffaele Iannello, Lucifero, Simone Micheli, Walter Vallini & Vittorio Valente.
La seconda, “Atelier Torino : il ritorno della sartoria d’autore”, a cura di Walter Dang, e, il 2 giugno 2005, la rassegna di arte contemporanea “Novarum” a cura di Edoardo Di Mauro, con la partecipazione di Luciano Gaglio, Vittorio Valente, Manuela Corti, Ernesto Jannini, Ale Guzzetti, Plumcake, Fathi Hassan, Ferruccio D’Angelo, Matilde Domestico, Tea Giobbio, Carmine Calvanese, Roberto Zizzo . Il video di Gianluca Rosso “L’idea è sublime e lontana” ha svolto il compito di fungere da ideale colonna sonora dell’intera manifestazione.
Nell’ottobre 2006 si è svolta la quinta edizione, nella sede espositiva dell’ICSTE Facoltà di Architettura dell’Università di Lisbona, dove è stata allestita una versione ampliata di “Oggetti luminosi & dialoghi incrociati” già vista a Copenhagen. Con l’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona si è instaurato un rapporto estremamente positivo come testimonia un’altra rassegna ideata dalla Fusion Arts e dedicata ad una analisi del nuovo paesaggio architettonico ed ambientale del Piemonte, divulgato attraverso gli scatti ed i video di significativi autori impegnati nell’ambito della nuova immagine che , con il titolo “5 + 5” ha riscosso ad aprile e maggio 2008 un notevole consenso nelle sedi di Lisbona e di Porto.“Interni Italiani 6” vuol essere un efficace compendio dei temi sviluppati nelle precedenti edizioni con l’inedita presenza di autori importanti come Ettore Sottsass, Ito Fukushi, e Claudio Silvestrin e due sedi espositive, lo show room di OperArt e la Fusion Art Gallery.
Questa puntata torinese è innanzitutto in sintonia con lo spirito che ha caratterizzato “Torino World Design Capital” e rappresenta, dopo una lunga itineranza europea, il ritorno di “Interni Italiani” nel suo luogo di progettazione, la conclusione del primo ciclo e la premessa per una seconda fase già in fase di progettazione.
Walter Vallini - Edoardo Di Mauro