ALBERTO BIASI


Alberto Biasi.

Kaleidoscope: dalle trame agli assemblaggi


Genova, Palazzo Reale
30 giugno - 30 settembre 2009



Inaugurazione martedì 30 giugno 2009, ore 18.00

Scheda delle opere in mostra

Le “trame” sono collages, sovrapposizioni di carte di paglia forata; un posto di rilievo in mostra spetta alle cosiddette “Trame in valigia” del 1959 (rimaneggiate nel 1965) e “Proiezione di luce e ombra” del 1961, costituita da lamiere forate mosse da un elettromotore, utilizzato con l’intento di reperire nella realtà di luce e movimento nuovi valori estetici e psicologici.

Per conoscere appieno Biasi è comunque necessario confrontarsi con i “rilievi ottico-dinamici”: realizzati nel lustro degli anni Sessanta e poi ripresi saltuariamente, appartengono a uno dei cicli più peculiari dell’artista. Così intitolati per sottolineare l’apparenza attivata dall’occhio umano che diventa motore e creatore delle forme (inesistenti sul piano fisico ma percettivamente reali quanto più appaiono instabili), i rilievi ottico-dinamici testimoniano la vocazione autenticamente fenomenologica di Biasi, mirata ad indagare “le leggi che collegano le interazioni tra percezione, memoria e immaginazione nelle dinamiche di realtà delle immagini di cui si popola il mondo della pura apparenza”. Tali opere sono definite virtualmente cinetiche poiché fisicamente immobili eppure in divenire per effetto della mobilità del punto di vista, soprattutto in conseguenza dell’attività del nostro sistema retinico – mentale. In mostra sono esposti i primi “Rilievi ottico-dinamici”, le “ Gocce” del 1961, i “Cangianti”, le “Farfalle pacifiste” , le “Forme del vento” degli anni settanta e i recenti “Quadrati rotanti“.

Con la parola “torsioni” si definiscono sinteticamente circa trecento “Dinamiche visive” diverse per colore e forma, soprattutto circolari o ellittiche, triangolari o romboidali. La loro ideazione risale ai primi anni sessanta, ovvero al periodo della creatività collettiva del Gruppo N ed è riconducibile ad un “Omaggio a Fontana”: una tela interamente tagliuzzata a stringhe e ricomposta con una mezza torsione delle stesse. Le “dinamiche” si caratterizzano per essere costituite da stringhe che si sovrappongono in torsione e si dipanano a ventaglio concentrico. Quelle triangolari, oltre che per la forma, si distinguono per la sovrapposizione delle lamelle ai bordi secondo distanze in progressione logaritmica. Sono tutte opere in “rilievo”: fisicamente avvitano la luce e lo spazio, risultando concretamente in movimento per effetto della mobilità dell’occhio e dell’umana immaginazione. Il ciclo delle torsioni si conclude  con “Inganni di Afrodite” e “A Marilyn” opere chiaramente allusive, omaggio alla sessualità femminile.

I "politipi" sono la diretta prosecuzione delle strutture lamellari, in particolare delle “torsioni” e dei “rilievi ottico-dinamici”; mentre in quelle il dinamismo era esasperato, nei "politipi" prevalgono il cangiantismo coloristico e le caratterizzazioni formali in conseguenza di tensioni e deviazioni di strutture lineari. In mostra saranno esposti “Politipo” del 1978, “Contrasti dimensionali” del 1980, “ Giano, tra giorno e notte” del 1980 e “Ritratto di G” del 1990.

Il concetto di ambiente (environnement) nasce dal desiderio di uscire dalle piccole dimensioni, quasi da laboratorio, dei primi oggetti dinamici e ingrandirli fino a occupare e coinvolgere gli spazi a livelli di vivibilità, in modo che spazio dell’opera e spazio dello spettatore fossero condivisi, potenziando le relazioni tra spazio illusorio e movimento reale, spazio reale e movimento illusorio. Così, in alcuni casi lo spazio-ambiente diventa percorribile e penetrabile, modificando il ruolo del fruitore, che da spettatore diventa attore, talvolta coautore dell’opera stessa. Inoltre, l’introduzione della luce artificiale, per le sue caratteristiche e proprietà inconsuete, soprattutto negli “ambienti”, influisce radicalmente nella normale percezione sia temporale sia spaziale. In ogni caso, il progetto dell’arte programmata e cinetica, al di là dell’effetto spettacolare e ludico creato da queste opere, era un tentativo di fornire suggerimenti per una possibile applicazione di movimento-luce-colore in reali situazioni ambientali di paesaggio, per qualificare esteticamente e dinamicamente l’ambiente urbano. In mostra oltre alle “Proiezione di luce e ombra” è esposto “Grande tuffo nell’arcobaleno” del 1969 con un rifacimento del 1999.

I primi “assemblaggi” risalgono alla fine del Novecento. In queste opere Biasi riunisce alcune sue tipiche ricerche sulle armonie e sui contrasti tra staticità reale e movimento apparente, sul rapporto percettivo oggetto-soggetto. Dei circa trenta “assemblaggi” esposti, degni di nota sono: Mister golf  2008 orizzonti“A occhi aperti” del 2000, “Mi sono perso nel blu” del 2001, “Black-out 28.09.03”, “ Volo di ritorno” del 2005, “Aperto all’instabilità” e “Corsa ad ostacoli” del 2007,  i più recenti “Nel cerchio giallo” , “Pesce... di razza”  e  “ Password “ del 2008.

Infine, nella sezione dedicata alle sculture sono presenti alcune opere visibili a tutto tondo, a partire da “Tavolino acrobatico”., una ricostruzione in alluminio di un’opera del 1960, per continuare con altre realizzate o rimaste a livello di progetto, fino alle attuali sculture in alluminio o acciaio corten, tra cui “Smetti di toccare” e “Sospeso tra due” del 2006.

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